Monocromatico

28.6K 961 338
                                    

"Non ho mai creduto che fosse possibile amare e soffrire in egual misura.
Non ho mai provato un sentimento così forte e dilaniante, poi però è arrivato lui.
Adesso tutto è cambiato.
Mi accascio in preda ai singhiozzi: non sento più nulla."
(Elisabeth, presente.)
•••
Tutto ebbe inizio così:

Se pensi che l'avventura è pericolosa, prova la monotonia. E' letale.
(Anonimo)
•••
Elisabeth

Destra e sinistra, sinistra e destra.
Fisso con ostinazione la macchia sul bancone e strofino ancora una volta il panno sulla superficie già lucida.

Con il dorso della mano mi tampono la fronte madida di sudore e provo di nuovo ad eliminare quel fastidioso residuo di sporco.

Sbuffo con rassegnazione, nulla da fare.

"Elisabeth, dai tregua a quel povero tavolo! Siamo all'orario di chiusura, hai finito per oggi!" La voce squillante di Paul, il mio capo, arriva dritta dalla cucina.

Sollevo gli occhi dalla liscia superficie in legno e li punto prontamente sull'orologio al muro che spicca sull'asettica parete bianca: le lancette segnano le undici in punto.

Un'altra caotica giornata di lavoro si è conclusa qui al Katy's: una piccola tavola calda immersa nel profondo cuore di San Francisco.

Lavoro qui da appena sei mesi e ho visto passare dalla porta di ingresso prevalentemente famiglie e coppie di anziani.

I nostri clienti sono senza dubbio attirati dai gustosi piatti che proponiamo, ma credo fermamente che sia anche la gentilezza di Paul a spingerli a tornare: il Katy's è accoglienza, è calore e risate.

È inevitabile affezionarsi ad un posto del genere, è questo ciò che penso mentre i miei occhi passano in rassegna i tavoli ormai vuoti.

È un giovedì sera qualunque, la brezza di inizio settembre si insinua con delicatezza attraverso la porta lasciata socchiusa dal nostro ultimo cliente e numerosi brividi mi accarezzano timidamente il corpo.
Da dietro il bancone, osservo le foglie ondeggiare inermi al comando del vento e mi chiedo dove siano dirette, se hanno una meta o semplicemente si stanno lasciando andare, cullate dal tenero soffio dell'aria.

"Dannazione, Elisabeth!" Sussulto mentre Paul chiude con forza la porta d'ingresso, il tonfo rimbomba nel locale vuoto e riverbera lungo tutto il mio corpo.

"Scusa, mi sono persa di nuovo." Borbotto, torturando uno strofinaccio consunto tra le mani.

Ultimamente non sembro avere controllo dei miei pensieri, mi capita fin troppo spesso di perdere la presa sulle redini della mia mente e abbandonarmi al caos che sembra incasinarmi la testa.

Distolgo l'attenzione da ciò che c'è oltre la porta e mi rivolgo al mio datore di lavoro.

"La serata è stata intensa e io ho un disperato bisogno di una tisana, del mio letto e di una doccia calda. Non importa in che ordine." Mi giustifico, sollevando le spalle con aria mesta.

Paul sospira e si avvicina lentamente a me per poi depositare qualche pacca di conforto sulla mia schiena.

"Hai un aspetto orribile, finisco io qui. Torna a casa." Mi dice comprensivo, regalandomi un buffetto sul naso.

''Ahi! Mi hai ferita, proprio qui.'' Dico con fare drammatico, portandomi una mano al centro del petto. ''Davvero Paul, tu si che sai come aumentare l'autostima di una povera ventunenne." Rispondo, cercando di trattenere un mezzo sorriso.

"È per questo che sono ancora single!'' Strizza un occhio con fare giocoso. ''Adesso vai, si è fatto tardi. A domani Beth." Mi congeda mentre rassetta gli ultimi tavoli.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora