ATTENZIONE⚠️ : il capitolo che segue è diviso in due parti, la prima parte è quella che leggerete adesso.
Pubblicherò la seconda parte nei prossimi giorni.
Buona lettura❤️
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"Sporcatevi di vita, d'amore e di passione. Non di parole."
(Vinkweb, Twitter)
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JacobIl mio volo atterra a San Diego con mezz'ora di ritardo.
La città è immersa in una densa coltre di nubi dalle quali però, saltuariamente, si affacciano con prepotenza caldi raggi di sole.
Sblocco il telefono in attesa di scendere dal velivolo e rileggo gli ultimi messaggi che io e Beth ci siamo scambiati prima del mio decollo.
La sera prima della partenza mi sono precipitato al Katy's per parlarle.
Ero profondamente scosso da quanto ho scoperto in casa mia: quella collana del cazzo, quelle lettere incise sul gioiello e la realizzazione di quanto era accaduto mi hanno gettato nel terrore più puro e primitivo.
Avevo deciso di dirle tutto, di esporle i miei dubbi e le mie paure, ma poi ho pensato che avrei solo assecondato la mente malata che si celava dietro quei messaggi, la stessa mente malata che stava cercando proprio Elisabeth.
Dio, come ho fatto ad essere così stupido? Come ho fatto a rimuovere dalla mia mente quei messaggi del cazzo? Se avessi prestato più attenzione, se mi fossi focalizzato sui dettagli, forse avrei scoperto prima tutto questo.
Il solo pensare al fatto che ci sia qualcuno che mi controllava, che mi ha indotto a recarmi al Katy's e che in qualche modo ha fatto si che conoscessi Elisabeth, mi accende una furia nel petto che non potrei domare neppure se mi sforzassi.
Ho deciso invece di contattare John, l'esperto di informatica che collabora per Derek. Gli ho chiesto, o meglio, gli ho minacciosamente ordinato, di rintracciare quel dannato numero che mi ha tempestato di messaggi per mesi.
Non mi darò pace fin quando non mi troverò davanti l'artefice di questa messa in scena di pessimo gusto.
E che possa morire adesso, ma non esporrò mai Beth ad un pericolo del genere.
Così l'ho semplicemente informata della mia imminente partenza. Le ho detto che sarei partito per San Diego per risolvere alcuni problemi riguardo una delle sedi della società di mio padre, la Butler's Corporation, che è situata, guarda caso, proprio nel cuore di San Diego.
L'ho rassicurata dicendole che non sarei stato via per molto tempo, al massimo due giorni, e che si tratta di un impegno al quale non mi sarei potuto sottrarre altrimenti avrei dovuto fronteggiare l'ira di mio padre.
Ma in tutto questo mare di bugie e problemi, ciò che mi ha ferito di più, sconvolgendomi nel profondo, è stato il suo sguardo.
I suoi occhi erano illuminati da una cieca fiducia nei miei confronti, annuiva ad ogni mia parola senza esitazione né reticenza e mentirei se dicessi di non essermi sentito un perfetto bastardo nel rifilarle tutto questo ammasso di menzogne.
Ma è per una giusta causa.
È questo che mi ripeto in mente per tentare di convincermi della correttezza delle mie azioni.
Da Elisabeth: Fai buon viaggio, ti aspetto qui. XO
Sorrido nel rileggere quel ti aspetto qui, queste semplici parole sono una promessa che mi contorce il petto. Sapere che lì, a San Francisco, c'è qualcuno che attende il mio ritorno mi provoca una sensazione di sollievo che sembra avvolgermi come una calda coperta.
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𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢
RomanceDAL 10 SETTEMBRE IN LIBRERIA💜 Osserva, analizza, rifletti, agisci. Questo è il mantra di Bessie Gray, la cui vita monotona si svolge tra i cento passi che separano il Katy's, il locale dove lavora come cameriera, e il suo appartamento, dove trascor...