Il vuoto

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"L'amore è una forza selvaggia.
Quando tentiamo di controllarlo, ci distrugge. Quando tentiamo di imprigionarlo, ci rende schiavi. Quando tentiamo di capirlo, ci lascia smarriti e confusi."
(Paulo Coelho)
•••
Quattro settimane dopo

Elisabeth

Ho sempre visto nella solitudine una fedele compagna di vita.

Crescendo, mi sono abituata ai silenzi, ai vuoti che mi circondavano.
Ho imparato a prendermi cura di me stessa e godere della mia compagnia senza emettere un suono.

Ricordo i sabato sera trascorsi nel mio vecchio appartamento nei pressi del Katy's: c'eravamo solo io, un buon libro, un bicchiere di vino bianco scadente e il mio logoro divano.

Credevo che quello fosse il massimo di felicità che mi sarebbe stato concesso, anzi, credevo che non sarei mai stata in grado di provare qualcosa di vicino alla felicità.

Ho realizzato che mi sarei potuta sentire soddisfatta, appagata, magari anche serena.
Ma mai felice.

E mi andava bene così.
La mia monocromatica vita alle volte mi sembrava perfetta.

Poi però è arrivato il colore, il suono, è arrivato lui.
È stato con Jacob che ho assaggiato il primo briciolo di felicità, quella vera, quella di cui parlano tutti.

Ma ne sono stata bruscamente privata e adesso sembra che io non riesca a vivere senza.

È difficile tornare ad abituarsi al buio quando ti sei crogiolata nel confortante calore della luce.

Quindi si, tutto è tornato ad essere monotono, grigio e silenzioso.
Solo che adesso detesto con ogni mio respiro questa sensazione.
Lo squallore della mia vita è tornato a galla con prepotenza, ciò che prima tolleravo adesso è diventato insostenibile.

Le spoglie pareti bianche di casa mia sembrano restringersi minuto dopo minuto, minacciando di non lasciarmi spazio e di soffocarmi proprio qui, mentre me ne sto abbandonata sul mio letto dalle lenzuola sgualcite.

In realtà, anche se succedesse davvero, penso che non mi importerebbe.

Voglio dire, il mio corpo e la mia mente sono avvolti da uno strato di apatia così spesso che provare qualcosa di diverso dal vuoto ormai mi sembra impossibile.

Sobbalzo al suono del mio telefono che segnala l'arrivo di un messaggio.

Allungo con lentezza la mano e agguanto quell'aggeggio infernale.
Lo schermo è completamente rotto, tanto che mi stupisco che sia ancora in grado di funzionare dopo la furia con la quale l'ho scagliato sul pavimento qualche settimana fa.

Il fatto è che Jacob continuava a chiamarmi, scrivermi, mi inviava centinaia di messaggi al giorno e non riuscivo a sopportare la vista del suo nome che lampeggiava sullo schermo.

Mi illudeva e mi confondeva perché, a volte, quando arrivava una chiamata da parte sua, dimenticavo per un istante tutto ciò che era successo e il mio stupido cuore cercava di convincersi che lui era ancora con me, che mi amava con intensità, che in realtà non mi aveva mai tradito.

Ma mi bastava leggere ciò che scriveva e la realtà tornava ad abbattersi sul mio corpo con la forza di un tir in corsa.
Odiavo il potere che aveva su di me, sulle mie emozioni, odiavo il fatto che continuasse a dire di amarmi nonostante avesse ancora in bocca il sapore di ogni bugia che mi ha rifilato.

Così un giorno ho deciso di distruggere quel maledetto telefono: mi sono detta che era l'unico modo per zittirlo, la sola maniera per impedirmi di ricordare tutto ciò che avevo perduto ogni volta che un suo messaggio illuminava quello schermo nel cuore della notte.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora