Baciami adesso

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"Poi feci la cosa più semplice del mondo. Mi chinai ... e lo baciai. E il mondo si squarciò in due."
(Agnes de Mille)
•••
Elisabeth

Sposto freneticamente lo sguardo da una parte all'altra del locale, sono così agitata che fatico a restare al passo dei miei stessi pensieri.

Sono invasa dal panico e dall'inquietudine in egual misura, uno stato d'animo causato in parte dalla mancanza di sonno.

Ho trascorso un paio di notti in bianco da quando Jacob è andato via da casa mia, o meglio, da quando l'ho cacciato.

I miei incubi sono tornati.

Nel sogno mi ritrovo ancora intrappolata tra le quattro mura della mia vecchia stanza, sento ancora le urla di mia madre che bussa furiosamente alla mia porta, avverto sulla mia pelle gli schiaffi e i graffi.
Nel sogno, sono ancora in balia della sua ira.

Gli incubi fanno riaffiorare ricordi che non avrei mai voluto possedere, rievocano gli strascichi di un amaro passato che ormai mi sono lasciata alle spalle ma che continua incessante a tornare.

Mentirei a me stessa se dicessi di aver accettato l'invito di Noah e Jenny per divertirmi.

Non mi interessa ubriacarmi nè ballare, ma quando ho sentito che sarebbero venuti qui, al The Sin's club, non ho potuto resistere.

E così mi ritrovo in questo posto assurdo per la seconda volta, ma adesso il mio obiettivo è diverso: devo trovare Caleb.
Voglio ottenere da lui quante più informazioni possibili su Jacob.

Se riuscissi a scoprire cosa nasconde forse ai miei occhi apparirebbe diverso, risulterebbe privo di quell'alone di mistero e quel fascino magnetico che mi ammaliano tragicamente.

Forse si rivelerà un mostro e mi darà un buon motivo per scappare da lui a gambe levate.

Solo allora riuscirò a scacciarlo dalla mia testa: perché ancora non è successo.
È trascorsa una settimana dal nostro ultimo incontro eppure non c'è stato un solo giorno in cui io non abbia pensato a lui.

Sono un caso perso.

"Beth? Sicura di essere ancora tra noi?" Sussulto nel momento in cui Jenny tocca la mia spalla con dolcezza.

Riscuotendomi dalla spirale di assurdi pensieri che mi ha inghiottita, deglutisco a fatica e le rispondo: "Oh, si sono qui." Annuisco con fermezza.

Mi guardo ancora intorno e prego che Jacob non entri da quella porta, prego che non varchi la soglia del locale perché sono certa che, se si presentasse qui, crollerei.

Le deboli difese che mi sono costruita intorno verrebbero disintegrate e ancora una volta ci sarebbe solo lui, lui e nessun'altro.

Mi soffermo sulla voce e sul volto di Noah che è seduto accanto a me.
Il nostro rapporto si è raffreddato parecchio ultimamente e ne sono distrutta.
Ma intendo recuperarlo, intendo recuperarci, tengo a lui e non ho intenzione di perderlo.

"Raggio di sole, so di essere tremendamente affascinante, ma smettila di fissarmi perché inizi ad essere inquietante." Dice facendo spallucce.

Mi immobilizzo: beccata.
Scoppio in una fragorosa risata, la prima dopo sette giorni.
È una bella sensazione, sembra quasi che io sia tornata a respirare.

"Oh, ma guarda un po'...la serata è appena diventata molto interessante."

Il mio corpo si gela, diviene un duro blocco di ghiaccio.
Il respiro che sembravo aver riacquistato mi si blocca in gola e mi ritrovo con i pugni stretti: li serro fino a conficcarmi le unghie nella pelle.
È un incubo, lui non può essere qui, non stasera.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora