"Promettimi solo ciò che puoi offrire. Poi offrimi più di quello che hai promesso."
(Anonimo)
•••
JacobSono da poco passate le undici quando la vedo arrivare.
Cammina borbottando qualcosa, sta forse contando?
Ma cosa?Le curve del suo corpo ondeggiano ad ogni passo, la tracolla batte contro il suo fianco e quei suoi lunghi capelli nocciola le scendono sulle spalle incorniciandole il viso quasi come fossero un velo.
Ha la fronte aggrottata e le labbra arricciate: sembra sia assorta in una riflessione, come se stesse cercando di risolvere un complesso rompicapo.Mi chiedo quali siano i pensieri in grado di turbarla e
mi scopro curioso di conoscere la sua storia, di assorbire ogni dettaglio del suo vissuto.
Mi ritrovo a volerla capire, a voler risolvere la questione fonte di quell'alone di preoccupazione che le serpeggia sul viso.Si ferma sui suoi passi e noto che inizia a rovistare nella sua borsa in cerca di qualcosa.
Ridacchio quando la sento imprecare contro quell'oggetto inanimato e, incapace di resistere, decido di parlare.
"Hai bisogno di una mano?"
Sobbalza al suono della mia voce, so che mi ha riconosciuto.
In pochi istanti il suo atteggiamento cambia: si volta verso me, gli occhi le risplendono di un bagliore
ambrato, stringe la tracolla in una morsa, le nocche bianche.È nervosa.
A causa mia.
E mi piace.
Il mio maledetto sorriso si allarga."Sul serio? Non hai niente di meglio da fare di startene qui, al buio, ad aspettare me?"
Tenta di sembrare distaccata, ma la sua voce, il suo corpo, mi dicono tutt'altro.Continuo a fissarla in attesa che continui.
"Questa storia sta diventando un'abitudine, Ti consiglierei di farti vedere da un dottore, uno bravo: le tue manie da stalker mi spaventano."
Non riesco a trattenermi dal ridere di fronte al suo tentativo di apparire incazzata e sconvolta nel vedermi piantato qui.
Cazzo, se è tosta."Qualche consiglio per farmi uscire da questo brutto giro? Che terapia suggerisci? Credo di aver bisogno del tuo aiuto."
Le rispondo ironicamente, il tono fintamente supplicante.Ma lei non sta al gioco. Stringe gli occhi e mi parla. Diretta e cruda, senza inutili giochetti di parole.
"Cosa vuoi da me Jacob?"Cosa voglio da lei?
Prima che possa anche solo replicare, lei parla di nuovo.
"Perché sei qui? Sai anche tu che io non sono ciò che stai cercando.""E cosa starei cercando secondo te?" Domando con genuino interesse, spero che almeno lei riesca a districare questo groviglio di confusione e dubbi che mi invade la mente e lo stomaco.
"Qualcosa di semplice, di comodo, magari confezionato in un corpo da favola, grandi occhi azzurri e capelli biondi, con sopra scritto Emma Carter."
Spalanco gli occhi, si riferisce a ciò che è successo alla festa.
"Davvero credi che io abbia una storia com Emma?"
Le chiedo con sincero stupore."Credo di averti visto sparire con lei al piano di sopra la sera della festa e non penso fosse per parlare del meteo o di politica."
Ribatte incrociando le braccia al petto.Non posso negare che quella sera io ed Emma ci siamo detti ben poco e abbiamo fatto ben altro in quella camera da letto.
La consapevolezza di quanto io sia incasinato mi sconvolge: che diamine sto cercando di dirle mentre me ne sto qui, di fronte casa sua, quando giusto l'altra sera ero avvinghiato al corpo di un'altra?Sono un fottuto casino ambulante.
Il mio silenzio turbato sembra essere una risposta sufficiente alla sua domanda.
"Non avrai niente da me. Non provare a cercare
in me quello che ti aspetti da qualsiasi altra ragazza, stai perdendo tempo e lo sto perdendo anche io."
Sono queste le parole che pronuncia, ma i suoi occhi dicono tutt'altro.I suoi occhi dicono esattamente ciò che dicono i miei.
Non so precisamente cosa, ma di qualsiasi cosa si tratti, so che io e lei camminiamo sullo stesso filo: siamo in bilico tra la voglia di precipitare e la paura di rimanere spezzati.Mi avvicino lentamente ad Elisabeth, con cautela, come se avessi paura di farla scappare.
Siamo uno di fronte all'altra ora adesso e posso sentire il suo respiro accelerare sotto il peso dei miei occhi.
Sollevo una mano e, con un gesto azzardato, le sfioro la guancia, le scosto i capelli, scoprendole il collo delicato."So bene che tu non potrai darmi ciò che le altre sarebbero disposte ad offrirmi con un solo schiocco di dita. Eppure, non so perché, non posso fare a meno di domandarmi perché continuo a volere ciò che solo tu potresti concedermi. Cos'è che ti rende tanto intrigante ai miei occhi?"
Non trovo altre parole, non riesco a dare un nome al vortice di sensazioni del quale sono caduto preda.
Per quanto confusa possa sembrare la mia spiegazione per adesso è l'unica che posso darle.Elisabeth tiene le labbra dischiuse e inconsciamente mi ritrovo a sfiorare la loro turgida morbidezza con un dito.
Questo contatto le mozza il respiro e mi tiro indietro di scatto.
Mi scosto dal suo calore, dal suo profumo perché temo una mia reazione, temo di cedere e far scontrare le mie labbra con le sue soccombendo al vortice di lascivo desiderio che mi infiamma le viscere.
Senza fretta.
Con lei so di non poter correre, non posso e non voglio farlo."Non avrei nulla da darti. Non ti conosco, e pur non conoscendoti so di essere troppo diversa da te.
Sono troppo complicata anche per me stessa."Le sue parole mi toccano profondamente e ancora una volta mi ritrovo a voler di sapere tutto di lei.
Mi passo una mano tra i capelli con esasperazione.
"Le cose semplici sono quello a cui tutti puntano, non credi? Io, invece, credo di avere una passione per tutto ciò che è intricato, scheggiato e difficile."
Sussurro inchiodandola con gli occhi.Un lieve sorriso le increspa le labbra, solleva la mano e mi mostra le chiavi che stringe tra le dita.
"Chiavi trovate! Ho risolto il problema, grazie per il tuo aiuto, Jacob." Pronuncia con l'intento di farmi levare dai piedi, scuotendo il mazzo di chiavi che tintinna tra le sue dita.
"Visto? È senza dubbio merito mio." Esclamo strafottente, indicandomi. "Anzi, ti dirò di più.
Mi troverai qui ogni domenica sera ad aspettarti ed io sarò pronto a risolvere ogni tuo problema."Torno vicino a lei, mi accosto al suo orecchio.
"Probabilmente verrò anche per dimostrarti che non siamo poi così diversi, per farti capire che forse vogliamo la stessa cosa."
Le sfioro la guancia con le labbra in un rapido, impercettibile bacio e lei rabbrividisce al mio tocco."Questa è una promessa, Elisabeth." Sussurro a mezza voce.
Mi allontano da lei a passo sicuro, non mi volto indietro, so che mi sta guardando andar via.
La domenica è appena diventato il mio giorno preferito.
•••
Spazio autriceEcco un'altro capitolo! Fatemi sapere cosa ne pensate xo
Jacob e le sue promesse attirano parecchio eh;)
Alla prossima xo
STAI LEGGENDO
𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢
RomanceDAL 10 SETTEMBRE IN LIBRERIA💜 Osserva, analizza, rifletti, agisci. Questo è il mantra di Bessie Gray, la cui vita monotona si svolge tra i cento passi che separano il Katy's, il locale dove lavora come cameriera, e il suo appartamento, dove trascor...