Ferite e rivelazioni

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*leggete lo Spazio Autrice alla fine, grazie.*

"Siamo la generazione adrenalina, siamo gli assassini della notte, vittime della mattina."
(Irama, Non ho fatto l'università.)
•••

Jacob

Perlustro l'immagine del mio corpo riflessa nello specchio scheggiato di questo sudicio bagno.

Un rivolo di sangue scende dal naso e prontamente mi affretto ad asciugarlo con il dorso della mano, il mio volto madido di sudore appare più magro sotto le luci di questo magazzino fatiscente.

"Porca puttana!" Un'improvvisa fitta di dolore mi trafigge il fianco dentro.

Con molta cautela, sfioro con le dita il contorno del taglio che percorre per pochi centimetri la mia pelle.
Non credo di aver bisogno di punti: la lama non ha reciso la pelle in profondità.
D'altronde non credevo nemmeno che quel bastardo potesse nascondere un coltello dietro la schiena.

Ma questa cosa comporta dei rischi, e io nel rischio ci vivo.
Prendere o lasciare.

"Butler." Mi chiama una voce a me purtroppo conosciuta.

Mi volto e scorgo Derek Thompson appoggiato allo stipite della porta.

"Derek." Rispondo impassibile, sollevando il capo.

"Hai fatto un buon lavoro oggi nonostante il piccolo imprevisto del coltello." Indica con un cenno del mento la mia ferita.

Piccolo imprevisto? Quello stronzo avrebbe potuto farmi male sul serio.

Non lascio trapelare la mia indignazione, Derek non ne sarebbe entusiasta.
Io faccio ciò che mi spetta e tengo la bocca chiusa, lui fa la sua parte.
È tutto.

"Sono riuscito a gestirlo ugualmente, nessun problema." È questo quel che dico in realtà, nonostante la bestia che mi ruggisce in petto.

"Bene." Si passa una mano sul viso segnato dalla stanchezza, quasi come per cancellare la moltitudine di colpe e peccati che lo macchiano.
"Ti farò avere la tua parte al solito posto, ricorda solo di essere discreto."
Mi informa meccanicamente, come se recitasse un copione.

Annuisco. So come funziona ormai.

Gli volto le spalle ed indosso frettolosamente una t-shirt, sono ansioso di tornare a casa e darmi una pulita.

"Non così in fretta, Jacob."
Derek mi interrompe nel momento in cui agguanto il mio borsone, pronto per andar via.

Lo osservo, sono in fremente attesa.
Non so nulla di lui se non nome, cognome, lavoro. Tutto qui.
Credo abbia più o meno trent'anni, ma dal suo sguardo glaciale traspare così tanta sicurezza da farlo apparire più grande di quanto sia in realtà.

"Che succede?" Gli chiedo sospettoso, solitamente non mi trattiene dopo aver portato a termine un lavoro.

Incrocia le braccia al petto e punta i suoi freddi occhi azzurri su di me.
"A breve avrò altro lavoro per te, ma questa volta si tratta di un pezzo grosso. I miei uomini stanno già cercando informazioni sul suo conto: una volta trovato il suo punto debole toccherà a te agire."

Annuisco. "Di chi si tratta?" Chiedo, inarcando un sopracciglio mentre la curiosità inizia a mangiarmi le viscere.

"Lo scoprirai a tempo debito." Sussurra enigmatico.

Poi sparisce dal bagno, lasciandomi solo ad annegare in balia dei miei dubbi e delle mie ferite.

***
"Cazzo, amico! Dici sul serio? Aveva un dannato coltello dietro la schiena? Come hai fatto a essere così stupido da non accorgertene!" La voce di Simon risuona squillante nell'abitacolo dell'auto.

𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora