"Le conversazioni migliori restano quelle senza spazio tra due bocche."
(Anonimo)
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JacobIl tonfo della porta che si chiude dietro le mie spalle accompagna il suono delle nostre risate.
"Sono ancora tutto intero. Menomale, cazzo!" Sorrido divertito, rivolgendo a Beth un sorrisetto strafottente.
"Stammi a sentire Mister Sofaretuttoio: non è colpa mia se il tuo costoso bolide va troppo veloce, non sono abituata a macchine di questo genere!"
Beth solleva le braccia con fare esasperato, ma riesco a percepire che sta cercando di trattenere una risata."Ogni scusa è buona per giustificare le tue pessime capacità da guidatrice." La provoco facendo spallucce.
Lei non replica, ha gli occhi fissi sul mio viso, o meglio, sul sangue ormai secco che lo macchia in più punti e sui lividi che immagino si stiano già formando, dipingendomi la pelle di scure tumefazioni violacee.
Una strana sensazione di disagio mi assale, provo quasi fastidio a farmi vedere in questo stato da lei.
"Seguimi, cerchiamo di darti una sistemata."
Annuncia, indicando le disastrose condizioni della mia faccia per poi sparire in corridoio.La ritrovo nel bagno: è intenta a frugare all'interno dell'armadietto posto sopra il lavandino alla ricerca di non so cosa.
"Trovato!" Esulta con un sorrisetto: tra le mani stringe qualche batuffolo di cotone e un flacone di disinfettante.
"Beth, non credo di averne bisogno, è solo qualche graffio..."
Tento di farla desistere, non vorrei farle sapere che sono abituato a ferite ben peggiori.Il suo sguardo è duro e risoluto mentre mi squadra da capo a piedi con infrangibile determinazione.
"Siediti e non fare storie." Mi ordina, indicando uno sgabello posto accanto alla doccia.
È tutto ciò che dice ed il suo tono sembra non ammettere repliche, perciò scelgo di non contraddirla.
Sbuffo e prendo svogliatamente posto: sono distrutto fisicamente ed emotivamente da una serata che si è rivelata tutt'altro che piacevole.
"Vediamo cosa abbiamo qui."
Si china verso di me e i suoi lunghi capelli castani le scivolano sul viso, creando una sorta di barriera tra il mio volto tumefatto ed il suo corpo sinuoso.La osservo inumidire il cotone con meticolosa attenzione per poi picchiettarlo delicatamente sul mio labbro ferito.
Sussulto nell'avvertire l'intenso bruciore irradiarsi dalla mia pelle spaccata.
Dannazione, fa male.Elisabeth continua il suo compito con estrema delicatezza ed accuratezza, ha lo sguardo assorto e la bocca contratta in uno strano broncio.
"Non avresti dovuto farlo, non era necessario."
Sussurra con voce flebile, continuando a dedicarsi alla mia ferita."Cosa?" Fingo di non sapere a cosa si stia riferendo.
"Lo sai benissimo cosa, quindi perché lo hai fatto?" Mi domanda, inarcando un sopracciglio con aria inquisitoria.
Si allontana dal mio viso di colpo e mi ritrovo a rimpiangere la sua piacevole vicinanza, quel cocente calore che da lei sembrava trasferirsi direttamente su di me.
Sono sul punto di pregarla di tornare ad armeggiare con la mia maledetta faccia, qualunque cosa purché si riavvicini e mi permetta di assorbire qualche altro scorcio del suo corpo chinato su di me.
Così vicina eppure dolorosamente lontana.
Ho sempre vissuto alla ricerca di emozioni forti. Anelo il brivido, la sensazione di onnipotenza che ti pervade quando sai di aver infranto un limite, il gusto della vittoria.
Il rischio mi attrae terribilmente così come l'idea di poter trionfare dove altri hanno fallito: vivo una vita contromano, priva di freni.
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𝗛𝗨𝗥𝗥𝗜𝗖𝗔𝗡𝗘. 𝗧𝗨 𝗦𝗘𝗜 𝗟'𝗜𝗡𝗔𝗦𝗣𝗘𝗧𝗧𝗔𝗧𝗢
RomanceDAL 10 SETTEMBRE IN LIBRERIA💜 Osserva, analizza, rifletti, agisci. Questo è il mantra di Bessie Gray, la cui vita monotona si svolge tra i cento passi che separano il Katy's, il locale dove lavora come cameriera, e il suo appartamento, dove trascor...