Ten - Seconda parte 🔴

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Consiglio: quando vedete " * " all'inizio della frase, mettete
" 2WEI - Survivor ( 2:49 )". Buona lettura 😘

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Mio padre e il suo "amico" si scambiarono qualche altra parola e poi lui e la sua banda se ne andarono. Io e quel ragazzo, Ten, non avevamo smesso di guardarci per un secondo. C'era qualcosa nei suoi occhi che mi attirava a guardarli, come i magneti opposti di due calamite, si attraggono a vicenda.

Yuta e mio fratello erano su di giri all'idea di prendere il comando e fortunatamente non fecero caso a me che me ne stavo tornando dentro. Per assurdo riuscii a respirare di nuovo solo quando il fumo delle sigarette nel locale mi investì.

Jessica: Tutto bene? Hai una faccia.

Y/N: Si... vado solo a sdraiarmi un po - presi la chiave del prive' che si trovava sopra al bar, salii le scale e sbattei la porta dietro di me.

Urlai. Urlai per la frustrazione. Urlai perché non volevo sposarmi e tanto meno farlo con Yuta. Urlai per quella orribile vita finché non ebbi più fiato. Mi buttai sconfitta sul grande divano, cercando di non piangere.

Mi venne in mente il viso di quel ragazzo. Così pulito, lineare, bellissimo... totalmente in contrasto con la vita che facevamo. Anche Yuta era bello, quando lo avevo conosciuto avevo anche avuto una cotta per lui, che però era svanita quando avevo capito per lui ero solo il trofeo da mostrare.

La porta del prive' si aprì e Yuta entrò senza tanti complimenti.

Y/N: Parli del diavolo... - mormorai.

Yuta: Vieni a bere con noi, dobbiamo festeggiare - non lo stavo guardando ma sentivo che era irritato.

Y/N: Non ho proprio niente da festeggiare.

Yuta: Il nostro matrimonio non ti sembra un motivo valido? - si avvicinò, poggiando un ginocchio accanto a me.

Y/N: No - lo guardai negli occhi e vidi quel lampo di sfida passargli nelle iridi scure.

Yuta: Allora te lo do io un motivo - si avventò sulla mia bocca mentre mi alzava le braccia sopra la testa. Mi sollevò la maglietta, usandola come una sorta di corda per tenermi fermi i polsi.

Yuta: Lo sai tu come lo so io che siamo destinati a stare insieme - mi slacciò il reggiseno avventandosi sui miei capezzoli. Li mordeva e li succhiava con avidità e per quanto non piacesse più da tempo il suo tocco, il mio corpo mi tradì, facendomi inarcare la schiena. Mi odiai per quello e cercai di concentrarmi su altro. 

Y/N: Non lo chiamerei destino - replicai a denti stretti.

Con una risatina soffocata dalla mia pelle, armeggiò con la lampo dei miei pantaloni, fino a tirarmeli giù insieme alle mutandine. 

Yuta: Non vedo l'ora che arrivi la nostra luna di miele. Non ti farò uscire dalla camera da letto per giorni - affermò sulle mie labbra.

Si slacciò la lampo dei pantaloni e tirò fuori la sua eccitazione. Mi allargò le gambe, infilandosi in mezzo e strusciando il membro duro contro il mio calore.

Y/N: Togliti, Yuta - il tono non era fermo come avrei voluto e questo lui lo percepì perchè sorrise mi baciò, questa volta più delicatamente. Lasciò una scia di baci dal mento fino al seno che ricominciò a torturare. Proprio mentre stava per entrare in me, qualcuno bussò alla porta interrompendo quel momento. 

Mentalmente ringraziai chiunque fosse. Yuta si risistemò incazzato e uscì dalla porta, litigando con chiunque fosse dall'altra parte. Mi liberai velocemente dalla maglietta che legava i polsi e mi rivestii. Appena fui sicura che Yuta non fosse nei paraggi, uscii dal privè e corsi fuori, verso casa. Per quella sera ne avevo abbastanza e volevo solo tronare a casa e farmi una lunga doccia calda.

L'acqua calda alleviò finalmente il dolore che sentivo ai muscoli tesi. Mi scivolava addosso come avrei voluto fare per le parole di mio padre. Sposarmi con Yuta era una follia ma a nessuno interessava il mio parere. Rimasi sotto l'acqua per quaranta minuti buoni. Mi legai un asciugamano intorno al corpo e ancora gocciolante andai in cucina per prendere qualcosa da bere. 

*Avevo appena sceso l'ultimo gradino della scala quando, da una delle stanze al piano terra sentii un rumore. Rimasi immobile, in ascolto. Il rumore quasi inudibile di una maniglia che si abbassava e una porta che si apriva. Indietreggiai verso la cucina, guardandomi sempre in torno, aprii il cassetto centrale dell'isola e estrassi un coltello. Mi misi appena dietro l'angolo della porta e aspettai. Le luci si spensero di colpo e la casa piombò nel buio.

Ogni terminazione nervosa del mio corpo era all'erta. Un passo. Un passo. Un passo. Ero in posizione di attacco e aspettavo solo che venisse verso di me. L'acqua sgocciolava per terra dai miei capelli, rendendo l'atmosfera ancora più tesa dallo scandire delle gocce. 

Un passo. Un passo. Un passo. 

Era sempre più vicino, lo sentivo.

Un passo. Un passo. Un passo. 

Il cuore batteva forte per l'adrenalina che scorreva. La sua figura sbucò dall'ingresso della porta e non persi nemmeno un secondo per vedere chi fosse. Il coltello partì verso l'alto ma il ragazzo davanti a me lo fermò con il calcio della pistola che aveva in mano. Mi mossi veloce, tentando di bucare la guardia con un calcio allo stomaco ma venne bloccato anche quello e fui catapultata per terra. Mi rialzai immediatamente senza prestare attenzione al dolore al fianco provocato dalla caduta. La figura fu su di me in pochi secondi e fece volare via il coltello che avevo in mano. 

Con un calcio al suo polso feci volare la pistola da qualche parte nella cucina. Eravamo entrambi disarmati e a pochi centimetri di distanza. Sembravamo degli animali che stavano per mangiarsi a vicenda. Poco distante da me, sul pavimento, vidi il coltello. Sapevo che era una cosa stupida e che non ci sarei mai riuscita ma tentai uno scatto in quella direzione. Lui fu più veloce e mi prese da dietro, tenendomi le braccia attaccate al corpo. Mi dimenai e gli diedi un forte colpo con la testa sul naso. Mollò subito la presa e ne approfittai per correre fuori dalla cucina. 

Fui trascinata di nuovo indietro per i capelli. 

Ten: Non lottare. Siamo dalla stessa parte - mi girai nella sua presa e lo guardai. Eravamo vicinissimi, tanto che potevo sentire il suo profumo. Vidi quelle iridi nere come la pece e il viso perfetto.

Y/N: Io e te non stiamo dalla stessa parte! Perchè sei qui? Vuoi uccidermi? - parlavo a denti stretti. Un po per il dolore alla nuca e un po per la rabbia.

Ten: E' quello che dovrei fare ma siamo più simili di quello che pensi.

Un calcio nello stomaco lo fece indietreggiare e mollare la presa sui miei capelli. Mi buttai su di lui e assestai qualche colpo al torace ma sembrava che non li sentisse nemmeno. Iniziò una danza di colpi e parate che portarono entrambi allo sfinimento. Saltai in aria e feci roteare il piedi sulla sua faccia, facendolo cadere a terra. Afferrò la mia caviglia facendomi precipitare per terra con un forte rumore. Sfinita e dolorante tentai di strisciare via ma un colpo di pistola a pochi centimetri da me mi fece immobilizzare all'istante sul posto. Mi girai per guardarlo, imponente su di me.

Ten: Ora basta. 

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Continua 😘

NCT x reader || one shotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora