Chapter 34: Shindo Yo, l'Alpha in Nero (Parte I)

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Yo uscì fuori dalla Petit Fleur per una boccata d'aria fresca. Accese una sigaretta e l'aspirò elegantemente prima di sbuffare un anello di fumo.

I suoi occhi erano puntati al cellulare; non c'erano notifiche interessanti, così andò nella Galleria e scelse alcune foto di Katsuki di quando ancora andava alle medie. Era così cazzuto ma innegabilmente bello!

Il suo fallo ebbe un guizzo, Yo sbuffò una risatina. Il suo Alpha Interiore ululava felice ogni volta che guardava qualche foto di suo cugino.

«Posso chiudere per qualche decina di minuti» disse con un piccolo sbadiglio.

La stanchezza, ormai, faceva parte di lui; gestire la caffetteria non era affatto semplice ma ce la metteva tutta. Così girò il cartello con -Close- e si accertò di chiudere la porta. Senza cambiarsi affatto dalla sua uniforme si diresse a un conbini poco distante per comprare qualcosa di salato e magari una birra.

Mentre si apprestava ad entrare, però, un odore che mai aveva potuto dimenticare gli si conficcò con forza nelle narici. Rimase un momento stupito, con la mano sollevata a mezz'aria pronta a spingere la porta del negozio.

Istintivamente guardò alla sua sinistra e lo vide. Bello come un angelo, con i capelli biondi e gli occhi rossi. Yo sbatté più volte le palpebre per assicurarsi che quello non fosse stato un bel sogno.

«Katsuki!» salutò con gioia.

L'altro che stava mangiando una ciambella e con l'altro teneva l'ombrello chiuso ma bagnato, lo guardò e deglutito sbuffò. Grande! Ci mancava solo quello scocciatore appiccicoso come una piovra!

Yo lo abbracciò possessivamente e fu allora che l'odore dolce del cugino gli fece portare gli occhi curiosi sul ventre sporgente. La sua espressione passò dalla felice a una rabbiosa e infine a un'altra molto maliziosa.

«Non sapevo fossi incinto» disse con le mani sui fianchi. «Gli zii non me l'avevano detto. E' per questo che non lavori più in caffetteria?».

«Sì e ora togliti dal cazzo».

«Sei sempre così gentile, Kitty» ridacchiò l'altro e in un gesto veloce lo abbracciò alle spalle. «Ma il tuo odore è così buono...».

«Non chiamarmi in quel modo! E lasciami che voglio tornarmene solo a casa!» ringhiò l'altro mentre tentava di districarsi da quelle forti braccia che lo bloccavano sotto le ascelle, sul petto e sopra il pancione.

«Non posso! Già non ci vediamo mai e poi voglio passare la mia pausa con il mio cuginetto preferito! Ti offro qualcosa io, ci stai?».

Katsuki sbuffò ma tuttavia accettò. Aveva ancora fame.

«Andiamo alla caffetteria. Tra poco potrebbe iniziare a piovere di nuovo e non è il caso che ti ammali» riprese l'Alpha dai neri capelli.

Il biondo guardò il cielo di riflesso; era una coltre di un grigio così chiaro da risultare molto fastidiosa agli occhi. Alcune nuvole molto più scure si muovevano lentamente, trascinate dal vento umido e di nuovo troppo caldo.

La sua attenzione ricadde su Yo quando questo gli prese affettuosamente la mano e lo trascinò verso la caffetteria non molto distante.

«Lasciami, cazzo».

«E perché? Da piccoli lo facevamo sempre! Ogni volta che piangevi correvi da me ed io li facevo tutti secchi!» cinguettò Yo.

«Ho diciassette anni, adesso!».

«Sì ma sotto sotto sei sempre il mio piccolo Kitty e non puoi negarlo!» rispose l'altro, con voce più sensuale.

Katsuki non disse più nulla, aveva davvero troppa fame e voglia di dolci per ascoltare quel brivido lungo la schiena che gli sussurrava, nella parte più remota della sua mente, di tornare immediatamente a casa.

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