Chapter 41: Benvenuti al Cantasia (Parte I)

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«Quanto cazzo ci mette?!».

Katsuki sbuffò per l'ennesima volta. Sedeva mollemente sul divano, con la pancia un po' scoperta e un paio di sacchetti vuoti di patatine al peperoncino e stava di nuovo morendo di fame. Le sue cazzo di voglie, insieme ai dolci con fragole e cioccolato! Pigramente strinse un minuscolo rotolino di grasso che increspava i suoi fianchi. Corrugò le sopracciglia: era... troppo!

«Chi se ne frega!» sospirò però ad alta voce. «Posso mangiare quello che cazzo voglio senza scuse!».

E nel mentre che si tirava seduto con la schiena ben dritta contro lo schienale udì forte il campanello della porta. Katsuki sollevò un sopracciglio; poteva essere Eijiro? Quando aveva le mani piene di sacchetti per fare prima bussava, altrimenti apriva con le chiavi.

Forse aveva comprato un bel po' di dolci?

Con un po' di fatica si avvicinò alla porta e senza neppure controllare dallo spioncino aprì. Il suo ghigno, tuttavia, morì nel momento stesso in cui vide una figura alta, muscolosa, vestita completamente di nero e con un casco integrale in testa.

«Hai sbagliato porta» disse minaccioso.

Il suo tentativo di chiudersi dentro fu bloccato da un piede di quell'Alpha. Katsuki ringhiò, con una mano contro la pancia e visibilmente insicuro di cosa fare. Il misterioso energumeno infilò una mano in tasca poi sollevò la visiera. Occhi castani vagamente gentili parvero sorridergli.

«Scusa, potrei chiederti un'informazione su Izuku Midoriya?».

Il biondo tentennò... e in quell'attimo di dubbi l'Alpha gli spinse contro al naso e alla bocca uno straccio imbevuto di cloroformio. Lo aveva tenuto nella tasca dove ci aveva infilato la mano guantata in pelle nera. Katsuki cercò di combattere ma dopo pochi secondi le forze gli vennero meno e crollò sulle ginocchia.

L'Alpha gli sfiorò i capelli, senza mai togliere quel panno. Con lentezza gli si accovacciò dinanzi e ridacchiò.

«Ti porterò in un posto speciale. Ti piacerà, vedrai, Katsuki».

Il biondo non riuscì a scorgere più quegli occhi: perse i sensi. L'Alpha lo fece appoggiare con la schiena contro la porta; non aveva ancora finito. Scorse il cellulare dell'Omega poggiato sul divano, lo raccolse e scelse la fotocamera. Scattò un paio di foto a Katsuki e le inviò ad Eijiro.


«Se lo rivuoi vieni al Cantasia stasera a mezzanotte. Non mancare se hai le palle».


«Perfetto» disse.

Con uno sforzo notevole sollevò l'Omega tra le braccia e si infilò nell'ascensore. Sogghignò oscuramente: la sua vendetta sarebbe stata incredibilmente dolce.

E nel mentre che la figura si occupava di portare Katsuki in una piccola auto completamente nera, parcheggiata dinanzi al cancello principale del palazzo, Eijiro ricevette il messaggio nel momento esatto in cui si trovava in una piccola pasticceria ad attendere il suo turno.

Quest'ultimo si affrettò a leggere quando lesse il nome di Katsuki ma quando vide il contenuto sbiancò e rimase a bocca aperta, perso e smarrito. Alcune persone lo guardarono ma non chiesero.

«No...» sussurrò sottovoce, tremante.

Guardò un'altra volta il viso del suo ragazzo privo di sensi: la rabbia esplose nelle sue viscere. Inconsapevolmente rilasciò potenti feromoni pregni di puro odio: alcuni Omega pigolarono spaventati in quel piccolo ambiente dai colori rosa e verdi. Altri inclinarono il capo per scoprire il collo in completa sottomissione.

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