Chapter 21: Dieci Nefasti Minuti

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Katsuki era nervoso.

Aveva chiuso la caffetteria almeno un paio d'ore prima, Eijiro aveva spostato diversi appuntamenti con i suoi clienti proprio per essere presente. Entrambi avevano tirato a lucido il piccolo appartamento.

L'orologio scandiva lo scorrere del tempo; le lancette erano quasi sulle ventuno.

«Rilassati. Sono qui con te» disse il rosso, nella speranza di sdrammatizzare un po'.

«Tu non conosci mia madre! Può essere una belva! E' un'Omega aggressiva e mio padre, un Alpha, si è fatto sottomettere!» raccontò con una punta di stizza.

L'altro gli baciò una guancia.

Katsuki si era premunito di indossare una t-shirt larga e nera, basic, accompagnata da una tuta del medesimo colore. La pancia era completamente svanita ma un occhio attento l'avrebbe potuta comunque scorgere, soprattutto di profilo. Sul collo capeggiava un cerotto quasi invisibile, capace di camuffare la nota dolce del suo odore.

«Ora so da chi hai preso il tuo carattere forte!» aggiunse malizioso Eijiro.

Il biondo non ebbe il tempo di rispondere che il citofono suonò. Tremò visibilmente mentre andava ad aprire. Il suo cuore batteva già velocemente, il terrore si mischiava al nervosismo; tanti scenari orribili affollarono la sua mente.

«Va tutto bene».

Katsuki scosse il capo mentre sbloccava la porta d'ingresso. Il pulsante dell'ascensore poco distante era rosso, la cabina stava già salendo con un rumore debole e leggermente riverberato. Qualche attimo dopo le porte di metallo vi si aprirono e un fascio di luce si irradiò sul pianerottolo. Due figure entrarono nell'appartamento con un sorriso.

Eijiro rimase stupito; Mitsuki e Katsuki erano due gocce d'acqua, con lo stesso colore di capelli e la medesima fierezza. Di Masaru, il suo ragazzo aveva preso solo il taglio della chioma tutta sparata in aria. La donna gli scoccò un'occhiata penetrante.

«Chi è, Katsuki? Il tuo amico?» domandò con una punta di accusa.

«Molto piacere» rispose, tranquillo Eijiro, con un inchino del capo: «Sono il suo ragazzo».

«Il suo Alpha? Vuol dire che lo hai morso?» riprese Mitsuki, con voce forte.

«Non siamo ancora legati ma lo faremo presto».

Masaru sorrise bonariamente ad Eijiro, Mitsuki non smise di fissarlo fino a che non tornò a guardare il figlio che nel frattempo era scivolato silenziosamente in cucina per preparare del tè.

«Come vanno gli studi?» domandò poi gentilmente Masaru.

«Bene. I miei voti sono alti; ho ricevuto diverse mail in cui i miei insegnanti si congratulano per l'ottimo lavoro svolto» raccontò il biondo.

«Ce le mostrerai dopo, figlio» rispose Mitsuki, con vero orgoglio accompagnato da un elegante sorriso.

Eijiro non poté fare a meno di pensare che quella donna era davvero molto bella; il vestito lungo e nero risaltava le sue forme aggraziate, il cardigan leggero e bianco era un tocco di classe. Le calze velate marcavano le gambe lunghe e magre, i tacchi conferivano un'autorità non indifferente.

Non era truccata ma trasudava ugualmente bellezza.

Masaru era casual; la camicia nera era perfettamente abbinata con il suo pantalone e le classiche scarpe scure con suola sonante. Chiaramente, indossavano ora ciabatte. Il rosso per riflesso guardò la camicia bianco, i jeans attillati che aveva indossato. Andava bene?

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