Chapter 33: Semplicemente Sentimenti

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Qualche ora più tardi Eijiro teneva compagnia a Katsuki, meno febbricitante, con le condizioni ancora molto delicate. La gravidanza era ancora instabile ma l'aborto era stato miracolosamente sventato, grazie al tempestivo intervento di Tensei Iida.

Il bambino era ancora dentro il biondo, più o meno al sicuro e vivo. Era stato davvero un miracolo, alla fine.

Katsuki era mortalmente pallido, le sue guance avevano ancora una lieve sfumatura rossa e sotto le palpebre gli occhi si muovevano. Eijiro gli prese dolcemente la mano libera dalle flebo per stringerla un pochino. Trasse un respiro tremante mentre ne baciava il dorso.

«Dove sono?».

Eijiro sobbalzò un po': Katsuki era sveglio e lo stava guardando stancamente. Gli sorrise mentre una lacrima colava lungo la sua guancia.

«Sei in ospedale. Il nostro bambino sta bene» disse.

Il biondo corrugò le sopracciglia mentre fissava il soffitto con una lieve apatia. Eijiro sospirò, allora poggiò affettuosamente la mano sulla pancia ma l'altro gli scoccò un'occhiataccia.

«Non lo vuoi proprio più il piccino, allora?» chiese l'Alpha, sconfortato. «Perché non mi avevi detto di aver comprato dei farmaci sperimentali per provocarti un aborto?».

Katsuki lo guardò con la coda dell'occhio.

«Perché odi così tanto questo bimbo innocente, Katsuki?».

«Perché non è nostro figlio» ammise con gelida calma.

«Proprio perché non è nostro figlio dovremmo amarlo a prescindere» rispose l'altro, con più vigore.

Katsuki socchiuse gli occhi prima di guardare i numerosi fili che pendevano dalla sua pancia. Era così enorme... dov'era finito il suo fisico eccitante e allenato? Sospirò pesantemente.

«Tensei-san mi ha detto che potevi aver preso quelle medicine e nel controllare il tuo cellulare ho trovato le mail di conferma di spedizione di quei farmaci. Ho fatto un salto a casa...» Eijiro infilò la mano nella tasca per tirar fuori un flacone bianco con il tappo rosso senza nessuna etichetta. «Per quanti giorni hai preso queste schifezze?».

«Due al mattino e una alla sera, quando tu non c'eri, per cinque giorni» rispose l'altro. «Non avresti dovuto ficcare il naso nelle mie cose».

«Ah, no?» replicò rabbioso il rosso crinito. «Non ti vuole proprio entrare in testa che io sono il tuo ragazzo e mi sento responsabile per te e per il bambino?!».

«Io non lo voglio più, chiaro? Come te lo devo dire? E' il figlio di quel mostro di Dabi e vederlo crescere dentro di me... mi disgusta!».

Eijiro strinse così ferocemente i pugni nella collera che ruppe il flacone e frantumò le poche pasticche rimaste. Erano bottoncini di un color carne. L'Omega ebbe un po' di paura.

«Katsuki, non giocare con i miei sentimenti!» gli urlò fuori di sé. «Fino a che ci sarò io non ti permetterò di uccidere questa vita innocente! Dov'è finito il ragazzo attento a suo figlio che mi ha rapito il cuore? Sei solo un impostore!».

Il biondo spalancò gli occhi mentre portava gli occhi sulla pancia.

Che cosa aveva fatto!

«E-Eijiro...!» chiamò.

«Per colpa tua ho dato un pugno a Izuku! Gli ho spaccato una guancia ed ha sbattuto con così tanta forza la testa a terra che è in evidente stato confusionale!» raccontò tristemente il rosso mentre gli dava le spalle. «Sei stato crudele con lui. Che cosa speravi di ottenere?».

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