Chapter 60: Yuri Bakugo

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Due settimane dopo...



«Kacchan, sto uscendo a fare la spesa, ti serve qualcosa?».



Il biondo rispose con un -Sì, dei pannolini per Yuri. La taglia la sai- prima di tornare a guardare il neonato di due settimane che si muoveva un pochino nella copertina, sul letto che aveva da sempre condiviso con Eijiro.

Quand'era uscito dall'ospedale, era venuto Yagi con Izuku a prendere lui e Yuri. Era stato un viaggio silenzioso fino all'appartamentino di Eijiro. Una parte del cuore dell'Omega aveva sperato che dietro quella porta che aprì Izuku lo avrebbe trovato ad aspettarlo a braccia aperte, invece solo il vuoto.

Lui che era orgoglioso, non l'aveva mai più chiamato o cercato.

Era difficile con un neonato e si affidava a Izuku per le cose che gli servivano. I suoi genitori gli avevano detto di chiedere a loro ma lui si era categoricamente rifiutato, ancora ferito per essere stato trattato come spazzatura mesi prima.

Il bambino tubò un pochino, Katsuki lo guardò con affetto. Prese posto sul letto, si tolse la t-shirt e lo portò delicatamente a un capezzolo. Yuri iniziò a poppare con una certa fame.

«Sei proprio tenace, tu» gli disse. «Sei venuto al mondo nonostante tutto e con grande forza».

Era stato davvero terribile e difficile andare all'Anagrafe, insieme a suo padre Masaru, per registrare Yuri.

«Quale cognome mettiamo, signori?» aveva domandato l'anziano Beta alla scrivania.

Masaru aveva guardato suo figlio che, nel mentre che sorreggeva il dormiente neonato, aveva inspirato a fondo e poi risposto.

«Bakugo. Il mio bambino prenderà il mio cognome».

«Allora così sia... Yuri Bakugo».

Il bimbo che agitava un piedino mentre faceva dei versetti adorabili lo riportò alla realtà. Katsuki dimenticò completamente i suoi pensieri, almeno fino a quando non volse gli occhi alla finestra e la sua mente vagò.

Da quando Eijiro aveva abbandonato sia lui sia il piccolo Yuri, un senso di vuoto era cresciuto prepotente. Molte notti piangeva per rabbia e perché aveva imparato ben presto a capire che cosa significava non voler ascoltare, credere e soprattutto saltare a conclusioni affrettate.

Una lacrima randagia osò gocciolare sul suo viso.

L'Omega se l'asciugò con rabbia, dopodiché iniziò a dondolarsi. La sensazione del bimbo che prendeva il suo latte lo confortava e liberava da una costrizione ai suoi sensibili capezzoli.

Dopo la prima settimana in ospedale dove le infermiere si erano prese cura di Yuri, in quei sette giorni a casa si era svegliato ogni due ore e mezza ma era fortunato che il suo cucciolo fosse un bambino molto tranquillo e che non si agitava molto. Piangeva principalmente per fame.

Katsuki gli accarezzò delicatamente una guancina paffuta, dopodiché gli baciò una manina. Amava quel bimbo. E quando lo guardava sentiva sempre una punta di senso di colpa per aver cercato di liberarsene.

Scosse il capo per cancellare quei pensieri. Yuri teneva gli occhi chiusi.

«Mamma ti ama, piccolo» sussurrò.

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