Bonus Story Chapter 83: Hanta e Shoto, Corvino e Lindo Scarlatto (Parte I)

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Shoto guardava Hanta togliersi il grembiule color terra d'ombra del combini.

Tutte le sere lo andava a prendere e insieme passeggiavano per tornare nel piccolo appartamento dove avevano deciso di provare a convivere, nonostante la loro giovane età.

Diciassette anni entrambi: il corvino era meraviglioso, con occhi profondi e un sorriso luminoso. Il bicolore trasudava bellezza da ogni poro, anche senza mai mostrare emozioni.

Da un paio di mesi le cose stavano andando a gonfie vele.

All'Alpha bicolore piaceva molto la compagnia dell'Omega corvino e si disperava, dietro quel volto sempre apatico, quando non c'era o doveva salutarlo prima di una nuova giornata impegnativa.

Però era da qualche tempo che sentiva il bisogno di confessargli un suo grave peccato, consumato ai tempi della terza media con Katsuki Bakugo. Sapeva che quando si sarebbe deciso, Hanta lo avrebbe di sicuro lasciato ma lo amava così tanto che non poteva tenere quella macchia dentro di sé.

Non più almeno.

«Sono proprio stanchissimo!» Hanta stiracchiò le braccia verso il cielo. «Andiamo a casa o ceniamo fuori?» domandò, mentre gli si stringeva al tonico arto e poggiava la tempia sulla spalla. «Offro io! Mi hanno pagato bene!».

«Io... veramente vorrei solo fare l'amore con te e dormire insieme» ammise timidamente Shoto, con le gote un po' rosse.

L'altro lo guardò stupito. Dopo qualche istante le sue labbra si piegarono in un sorriso malizioso, poi sbuffò una risatina.

«Questo suona ancora meglio! Non vedo l'ora!».



Shoto era nervoso.

La sua gamba destra non smetteva di pulsare ritmicamente, la ciabatta contro le mattonelle del pavimento della cucina era un sottofondo quasi piacevole.

«Che hai?».

L'Alpha sobbalzò un po' a quell'improvvisa domanda che Hanta gli aveva posto mentre si occupava di sparecchiare. Avevano mangiato del ramen e l'Omega era stato davvero bravo a rendere qualcosa di semplice un piatto molto delizioso.

«Niente».

«Quando sei così taciturno e con lo sguardo puntato al nulla vuol dire che c'è qualcosa che ti preoccupa. Bene, la buona notizia è che sono qui per ascoltarti... come sempre, del resto» e Hanta gli si sedette accanto, con una mano a sostenersi una guancia.

Shoto lo trovò adorabile.

Aprì la bocca per dire qualcosa, invece scoprì di avere la lingua impastata e la gola terribilmente secca. Ogni volta che si innervosiva o provava ansia, le parole gli si bloccavano nella trachea. Sbuffò nell'evidente fastidio.

«Prenditi pure il tuo tempo. Non ho fretta» ricordò Hanta.

L'Alpha abbassò lo sguardo. Era davvero il momento di rovinare tutto.

Con la coda dell'occhio, però, notò il suo Omega corrugare le sopracciglia e portare una mano contro la bocca. Il suo tono di pelle si fece gradualmente pallido.

«S-stai bene?» biascicò Shoto.

L'altro annuì. «Non preoccuparti... ho solo un po' di nausea... devo aver esagerato con i condimenti... lo sai che effetto mi fanno».

Shoto storse un po' il naso. Sì, lo sapeva ma non poteva fare a meno di preoccuparsi. Era un Alpha; ed era naturale che lo fosse, dopotutto. Improvvisamente, però, l'Omega si alzò rumorosamente. La sedia strigò sulle mattonelle: lui corse lungo il breve corridoio e i conati di vomito risuonarono dal bagno fino alla cucina attimi dopo.

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