Bonus Story Chapter 87: Keigo e Enji, Oro e Vermiglio (Parte I)

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Keigo sbadigliò, schiudendo gli occhi.

Una luminescenza bluastra rendeva la camera da letto del suo minuscolo appartamento in prossimità dell'ospedale surreale. L'oscurità di quella piovosa mattina filtrava perfettamente dalla serranda abbassata e dalle tende che si muovevano appena.

Si voltò appena dal verso opposto e sorrise. Enji era accanto a lui, seduto e nudo, con la coperta che gli copriva solo la metà inferiore del corpo. Lavorava con gran concentrazione sul piccolo portatile poggiato sulle sue cosce.

«Buongiorno» salutò con una piccola fusa.

«Buongiorno. Ti ho svegliato?».

La premura di quel burbero uomo gli fece sussultare il petto. Era stata una notte magnifica, nata per puro caso. Gli venne in mente un passato che così antico non era ma che aveva portato alla consapevolezza dei suoi stessi sentimenti e del potere del vero amore.

Soprattutto se predestinato...



Keigo era di malumore.

Aveva provato ad avere un piccolo contatto con Izuku ma la reazione eccessivamente spaventata nata al semplice incrocio dei loro occhi gli era rimasta impressa. Yagi, nella sua telefonata, gli aveva domandato scusa e proposto di non farsi vedere per un po'.

-Papà, come posso riportare Izuku sulla retta via?- pensò.

Una goccia di pioggia dal cielo gli atterrò sul naso.

L'uomo sollevò il volto all'oscurità di quelle nubi ammassate insieme. L'orologio argentato al polso segnava le ventuno e trenta. Aveva fatto tardi; l'ultimo cliente, infatti, aveva parlato a raffica di sé e senza fermarsi fino a tarda ora.

«Sì, d'accordo. Che ne dice di fissare un altro appuntamento e continuare la prossima volta?» era stato costretto ad aggiungere, dopo ben due ore di sproloquio incessante.

E l'uomo aveva subito accettato, ammaliato dalla professionalità di Keigo stesso.

Ora, però, quella professionalità era completamente divenuta fastidio e apatia. A volte gli capitava quel malumore, specialmente in serate umide e sicuramente piovose.

Era prossimo a incamminarsi verso il suo appartamento quando, da un'auto nera poco più avanti, un uomo dai capelli rossi scese con un ombrello aperto in mano.

Keigo inclinò curiosamente il capo, tuttavia sorrise un po' nel mentre che si avvicinava.

«Buonasera. Strano trovarti qui. Mi dispiace ma ho tutto pieno».

Un lievissimo sorriso increspò le labbra di Enji Todoroki.

Insolito era vederlo con quell'espressione quasi addolcita, che nasceva solo con Keigo Takami.

«Non sono qui per una seduta di psicologia» disse. «Ma per te».

L'ombrello coprì entrambi. Keigo ora guardava Enji con un'espressione stupita che lo rendeva bello e ammaliante allo stesso tempo. La mano del più grande, con un po'di timidezza, gli accarezzò una guancia.

«E' arrivato il momento di mettere in chiaro un paio di cose. Ma non mi sembra il caso parlarne qui».

Keigo sorrise malevolo; era curioso di sapere tutto.



«Grazie».

«Avrei fatto la spesa se mi avessi avvertito che ti saresti fermato a cena da me» punzecchiò malizioso l'Alpha più minuto.

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