Bonus Story Chapter 80: Denki e Hitoshi, Oro e Lilla (Parte II)

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Denki guardava all'interno dello schermo mentre la dottoressa gli svolgeva l'ecografia. La sonda premeva in diversi punti del suo ventre rotondo di ventiquattro settimane. Era così emozionato!

E anche Hitoshi, mentre gli teneva la mano dolcemente.

Tuttavia, la donna si voltò verso entrambi con un'espressione indecifrabile sul viso. Inspirò a fondo prima di poter parlare. Stampò anche e già l'ecografia.

«Allora, Yoshizuka-san... come sta il bambino?» chiese Denki, entusiasta.

«Purtroppo ho brutte notizie».

Il cuore del biondo ebbe un sussulto e così come quello di Hitoshi che non lasciò andare minimamente quella mano già prossima a tremare. La stretta che percepì contro il suo dorso lo impensierì non poco, come una premonizione. Qualcosa stava per accadere e di non affatto piacevole.

«A volte può capitare e le cause sono possono essere molteplici...» iniziò la donna, Shiina mentre offriva dei tovaglioli di carta a Denki per ripulirsi la pancia gonfia. «Mi dispiace informarvi che, purtroppo, il cuore del bambino non ha più battito».

Hitoshi spalancò gli occhi: con orrore li puntò su Denki.

«C-che cosa v-vuol dire?» biascicò quest'ultimo, a fatica.

Tremava come una foglia. Purtroppo aveva già capito ma sperava di sbagliarsi e di confidare nell'ultimo guizzo di speranza dentro di lui.

Shiina abbassò gli occhi, dispiaciuta, poi riprese: «Purtroppo il cuoricino del bambino si è fermato e la gravidanza si dichiara interrotta».

Denki iniziò a scuotere il capo con forza crescente, mentre il suo cuore correva forte. L'urlo che lasciò la sua bocca risuonò in quel piccolo ambulatorio dall'odore di medicinali...



Denki guardava la foto dell'ecografia fatta alla sua tredicesima settimana di gravidanza. Era l'unica testimonianza del suo bimbo perduto troppo presto. Ancora non ne capiva il motivo.

Fuori pioveva a dirotto. Gli piaceva pensare, da qualche parte più lucida della sua mente, che perfino il cielo fosse triste per lui.

Erano passate circa tre settimane da quando aveva perso il suo bambino, un maschietto e non se ne dava ancora pace. Portava in continuazione la mano alla pancia, non più gonfia ma ancora rilassata e prestava molta attenzione, ancora, ai suoi movimenti e all'alimentazione. Quando Hitoshi gli ricordava che poteva tornare alla vita di prima, si scuriva in viso, si rannicchiava sul letto e iniziava a singhiozzare o rimaneva nel buio e in silenzio, senza muoversi.

Piangeva disperatamente, non voleva rassegnarsi che dentro di lui quel piccolo non ci fosse più.

«Che cosa ho fatto di male per perdere il mio bambino?» domandò con gli occhi ormai rossi e accompagnati da profonde occhiaie.

Guardò ancora una volta nella culla bianca con il velo che mai avrebbe accolto un neonato. Il dolore era disumano, gli bruciava il marchio e il suo Omega Interiore non faceva altro che ruggire e rivoltarsi come una bestia. Non si rassegnava che il cucciolo non ci fosse più.

Denki deglutì: raccolse un piccolo orsacchiotto tutto bianco con un fiocco lilla che Hitoshi aveva comprato qualche mese prima. Lo strinse al petto.

«Mi dispiace così tanto...» sussurrò.

Due braccia calde lo avvolsero in vita, appena sotto lo sterno. Denki sussultò tanto che lasciò cadere il pupazzo sul pavimento. Perché il suo Alpha non lo odiava? Perché continuava a restargli fedelmente al fianco?

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