Chapter 13: Conclusioni Affrettate (Parte II)

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Il viaggio dall'ospedale all'appartamento era stato molto veloce ma anche estremamente pesante perché nessuno dei due aveva proferito parola.

Non aiutava ora lo sguardo gelido di Katsuki che lo trapassava come mille frecce infuocate.

Il rosso prese un sorso di tè freddo prima di sospirare pesantemente. L'orologio appeso accanto alla porta, dietro Katsuki, batteva nitido lo scorrere del tempo. Fuori era già buio e una fitta pioggerellina cadeva con un lieve rumore tamburellante. Strano che piovesse; anche il cielo piangeva per loro.

Quell'appartamento sembrava molto più ostile del solito.

«Di cosa volevi parlare?» chiese, dopo un interminabile silenzio opprimente.

«Non posso più fidarmi di te. Hai detto a quella spocchiosa Alpha gravida che sono un fardello per te. E allora che cazzo ti accolli a fare la mia situazione? Non ho bisogno di te! Me la cavo benissimo da solo!».

Eijiro sbatté le palpebre; da un lato fu ferito soprattutto dalla prima frase, da un altro esultò un po' a quell'indiretta ammissione di gelosia. Non sorrise però, anzi, abbassò gli occhi.

«Katsuki, non mi arrenderò con te, lo sai. Ma se tu mi vedi come un peso allora sono pronto a farmi indietro».

Il biondo fece cadere a picco la mano sul tavolo, il tè vibrò nella tazza a quell'improvvisa scossa. Eijiro deglutì, cercò di poggiare la mano su quel piccolo dorso ma l'altro lo ritirò in fretta.

«Era questo il punto. Appena ti ho dato l'occasione non hai avuto altro da dire che questo?» accusò il biondo, con voce acuta. «Vattene, Eijiro. E non distruggere più il mio cuore».

Il labbro inferiore del rosso vibrò, i suoi occhi si fecero più scuri di lacrime. Katsuki deglutì pur di non riversare fuori il suo dolore.

«I miei sentimenti per te sono reali!» scattò improvvisamente Eijiro, in piedi.

La sedia rumoreggiò all'indietro con una tale forza che picchiò perfino in terra. L'Omega sussultò ma poi ringhiò adirato.

«Non osare farmi queste cazzo di scenate! Perché sei rimasto a parlare con quella puttana, eh? Non potevi semplicemente tornare seduto accanto a me? Non ti sei neanche degnato di correre prima che potessi chiudere la porta da Tensei-san! Non ti sei curato dei miei sentimenti, hai fatto finta che fosse tutto a posto! E poi sottolinei che sono un fardello e la cosa mi fa incazzare visto che sei piombato tu nella mia vita! Non ti sto chiedendo nulla e mi stai facendo pesare ogni fottuta cosa! Vattene, Eijiro! Non farti mai più vedere! E portati con te anche questi miei dannati sentimenti!».

«Perché? Dov'è che ho sbagliato? Se tu mi avessi aspettato avresti sentito ciò che ho aggiunto poi dopo! Mi piaci, Katsuki, forse non l'hai ancora capito! Quella ragazza ti aveva offeso ed io ti ho difeso, come la prima volta alla caffetteria! Perché non vuoi credermi? Perché ti ostini a confrontarmi con quello Shoto? Io non solo lui, cazzo! Io sono Eijiro Toyomitsu!».

In un veloce scatto, afferrò i polsi di Katsuki e lo tirò in un abbraccio. A nulla valsero i tentativi dell'altro di provare a staccarsi.

«Guardami, Katsuki e dimmelo in faccia se vuoi che sparisca dalla tua vita».

L'Omega sussultò; gli occhi che aveva chiuso pur di non piangere per l'enorme e bruciante collera dentro di lui li dischiuse e li puntò in quelli rossi e umidi dell'altro. Smise perfino di combattere.

«Io... non voglio perderti, Katsuki. Se ti ha dato fastidio che ho conversato con quella donna, mi dispiace, ma non sono capace di essere freddo. Sarà colpa del mio carattere o del fatto che sono abituato ad approcciarmi con diverse tipologie di persone, considerato il mio lavoro...» spiegò debolmente Eijiro, le sue mani scivolarono lungo gli avambracci di Katsuki fino a raggiungere le spalle. «Io ti adoro; i miei sentimenti per te non fanno che crescere ogni giorno, fin dalla prima volta che ti ho visto. Ho sentito da subito una connessione con te e anche con il bambino. Mi dispiace se ti ho ferito, ma tu salti sempre a conclusioni affrettate e non so cosa fare».

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