Chapter 54: Il Passato del Falco

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Pioveva a dirotto quel giorno.

Keigo, di appena quattro anni, guardava le gocce di pioggia con i suoi occhi fanciulli. Lo affascinava il rumore scoppiettante e forte, era elettrizzato da quegli aghi invisibili che si perdevano contro il suo palmo in una piccola pozzanghera.

«Keigo, andiamo».

Sua madre aveva la solita espressione affranta ma il bambino colse anche una sfumatura di colpevolezza. Non capì; le diede la mano e insieme entrarono in un edificio nero, con le vetrate che riflettevano gli alti palazzi di quella grigia giornata.

L'ascensore che li accolse li condusse all'ultimo piano, dopodiché furono ricevuti da una Beta elegante e infine un uomo grasso, pelato, con grossi occhiali spessi e baffi color senape.

«Mi promette che se ne prenderà cura? Io... non posso più provvedere a Keigo. Suo padre è in carcere e...» la donna ingoiò a vuoto, afflitta.

«Sa, molti bambini hanno avuto la possibilità di ricevere amore e di vivere in una calda e grande famiglia. Keigo non verrà trattato da meno, gliel'assicuro» aggiunse, pacato, l'uomo. «La mia segretaria le darà quanto pattuito, Takami-san».

Lei annuì, poi si inginocchiò dinanzi a Keigo e lo abbracciò strettamente.

«Mi dispiace, piccolo mio... ma è giusto così. La mamma ti ama molto e lo farà per sempre».

Keigo non capì, i suoi occhi puntarono all'uomo vestito con un lungo camice bianco. Ebbe una strana sensazione. La sua manina strinse sulla gonna della mamma nell'evidente paura.

«Va tutto bene, Keigo-chan. Ci divertiremo molto io e te» rassicurò l'altro. «Io sono Garaki Kyudai e sono felice di conoscerti. La mamma mi ha parlato molto bene di te».

Il bambino guardò di nuovo la donna con uno sguardo spaventato.

«Ah, mi dispiace... è un po' timido».

«E' un bambino molto dolce, invece».

La donna gli baciò le paffute guance e con un ultimo saluto lo lasciò nelle grinfie dell'uomo...



Keigo urlava.

I suoi occhi erano rossi dalle troppe lacrime versate e la sua gola bruciante per tutte quelle grida che risucchiavano l'aria nei suoi polmoni. Garaki non aveva alcuna intenzione di fermarsi mentre continuava a iniettargli un siero verdastro nelle vene del suo avambraccio sinistro.

Non poteva scappare, era legato strettamente a un tavolo, in quel laboratorio minuscolo e dai toni metallici. L'uomo non sorrideva, per ogni iniezione completa aggiornava un misterioso database nel suo notebook. Poi ricominciava con l'elettroshock.

«Ti farò diventare uno splendido Alpha» disse. «E mi ringrazierai. La tua mamma non voleva avere un Omega a cui pensare. Sai quanto costa mantenerne uno?».

Keigo, che respirava molto velocemente, non riuscì a parlare, così lo guardò solo.

«Esatto. Per questo si è affidata a me, in modo che potessi trasformarti in un Alpha meraviglioso e con un odore capace di sottomettere chiunque. Soffrirai, è vero, ma ne varrà la pena e nel frattempo sento che sopravviverai! Stai rispondendo molto bene al mio esperimento, piccolo!».

«No! Non voglio! Fa male!».

«Lo so. E mi dispiace per te che sei nato Omega».

Improvvisamente l'uomo lo afferrò per il collo e nel mentre che lo liberava lo sbatté prono sul tavolo, bloccandogli i polsi oltre la testa e le caviglie. Era tutto nudo e aveva freddo.

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