Yagi aveva passato una nottata d'inferno sulla scomoda sedia rossa di plastica fuori la sala operatoria. Le luci bianche gli avevano reso rossi e brucianti gli occhi ed aveva faticato pur di non lasciarsi rapire dal sonno. Alcuni dottori erano passati, lo avevano guardato ma senza dirgli nulla, neanche quando aveva cercato di chiedere.
Una tazza di cartone piena di caffè bollente gli comparve dinanzi.
Yagi ci impiegò un momento di troppo a rendersi conto che Rody gli aveva portato qualcosa per rianimarsi un po'. Anche lui aveva una pessima cera; il viso pallido, le occhiaie e occhi rossi nonché gonfi di pianto. Tremava un po'.
«Ti ringrazio, Shonen» ed accettò il caffè con un sorriso sincero.
I lividi erano chiazze viola, rossa e gialle sul viso del giovane. Quando lo aveva visto arrivare in ospedale gli aveva domandato il motivo ma Rody aveva scosso il capo senza dare spiegazioni.
Il castano si sedette al fianco dell'adulto, con la schiena ricurva in avanti, gli occhi puntati al pavimento, i gomiti poggiati sulle cosce. Il suo cuore batteva di nuovo nell'ansia. Durante quelle ore infernali, dopo la rocambolesca corsa in ospedale, era rimasto seduto accanto a Yagi in religioso silenzio.
«Vai a casa, Shonen. E riposati un po'».
«No. Non posso andarmene sapendo che il mio ragazzo è ancora lì dentro e non conosciamo un bel niente, Toshinori-san!» rispose, pacato, l'altro.
Yagi prese un sorso di caffè prima di sospirare. I suoi occhi cerulei guardavano il cornicione bianco che divideva il soffitto dalle pareti verde acqua. Il ronzio dei neon era quasi assordante, dal fondo del lungo corridoio arrivava a tratti e tenue il brusio di pazienti, famiglie e dottori.
«Toshinori-san... non credo di meritarmi quella promozione» mormorò improvvisamente Rody.
L'uomo lo guardò, un po' sorpreso tuttavia scosse il capo con un sorriso: «Ci terrei che la accettassi, Rody-san. Izuku non ha fatto altro che insistere e vorrei che non sprecassi i suoi sacrifici. Normalmente una promozione viene data solo dopo tre anni, è la prassi dell'azienda».
Il labbro inferiore del giovane tremolò, piccole lacrime gonfiarono i suoi occhi.
«Sembra che tu abbia un buon motivo del perché dovrei riconsiderare la promozione» aggiunse, cupo, Yagi.
Rody si sentì morire. Aveva terrore nel raccontare la verità; anche se era assolutamente innocente non poteva fare a meno di riflettere che tutta quella situazione era piombata per colpa sua.
«Izuku è felice con te?».
Il giovane incassò la testa nella spalla, senza il coraggio di rispondere. Un paio di lacrime scivolarono lungo le sue guance smorte, intrecciandosi alla punta del naso per poi diventarne una sola. Arrivarono, con un flebile zampillo, sulla sua mano chiusa a pugno.
«Sei felice con lui?».
L'Alpha guardò l'altro Alpha con uno sguardo sconcertato. Yagi sorrideva malinconicamente mentre rigirava il bicchiere di carta tra le mani. Il liquido nero, caldo e zuccherato era un vortice silenzioso e lento.
«Da morire. Fin dalla prima volta che l'ho visto mi sono sentito attratto. Dentro di me sapevo che era lui quello giusto, un Omega spettacolare! E me ne sono perdutamente innamorato!» spiegò il giovane, con voce crescente. «Ma...».
«Nell'ufficio di mio figlio ci sono otto telecamere di sicurezza invisibili ad occhio nudo, dotate dei più sofisticati microfoni disponibili sul mercato e progettati dal brillante David Shield, mio buon amico fin dal tempo delle superiori in America» raccontò Yagi mentre si alzava in piedi. «Ho visto ciò che ha fatto quella nuova assunta ed è stata immediatamente licenziata con una denuncia di molestie sessuali sul lavoro. Non arrecherà più disturbo alla nostra prestigiosa azienda e dovrà rispondere personalmente di qualunque cosa accadrà al mio bambino».
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Petit Fleur
FanfictionKatsuki Bakugo, Omega, confida al suo migliore amico Izuku Midoriya, altrettanto Omega, di aspettare un bambino. Il punto è che non sa come e con chi sia successo. Eppure ben presto la storia prende forma tra amore, insicurezze, segreti, bugie e Can...