Un trillo anticipò l'accensione dello schermo del cellulare.
Izuku deglutì nervosamente mentre si affrettava a leggere. Era Dabi. Chiedeva di incontrarlo ai cancelli del parco e di passare per la stradina meno trafficata che collegava il suo appartamento a quel luogo divenuto macabro a causa delle gang di Alpha e spacciatori di sostanze illegali.
Erano quasi le otto di sera e fuori era già abbastanza buio. Inoltre sembrava che il suo quartiere si fosse svuotato. Non un rumore, non una persona visibile, solo qualche luce accesa di una finestrella tra i vari piani.
Al verdino per poco non cadde il cellulare di mano. Tremava vistosamente e per di più sentiva di dover prendere di nuovo le pasticche per stare meglio. Il nervosismo era arrivato durante la mattinata ed era stato molto difficile risultare tranquillo quando Yagi era venuto a controllarlo.
«Izuku, come ti senti, figliolo?».
L'altro aveva annuito permettendo all'uomo di entrare.
«Sei qui per me o per Rody?» erano state le pungenti sue parole.
Yagi aveva sbattuto le palpebre confusamente e sospirando la sua risposta era giunta: «Per te. So che hai litigato anche con il tuo migliore amico. Izuku, mi preoccupo per te, bambino mio. Vuoi tornare dal nostro amico Takami Keigo-kun?».
Lo sguardo dell'Omega si era rabbuiato pericolosamente, un sorriso quasi malevolo aveva allargato le piccole labbra.
«Pensi che mi serva uno strizzacervelli, papà? Sto bene! Non voglio più avere a che fare con persone del genere. Tutti cambiano. Perché dovresti scomodarti a venire fin qui per chiedermelo?!».
Non avrebbe voluto urlare ma... Izuku stava impazzendo. Dopo pochi minuti, infatti, non aveva fatto altro che sperare nell'uscita di Yagi da quell'opprimente appartamento.
La sua salvezza lo aveva, poi, chiamato.
L'Omega aveva portato la mano alla fronte per evidenziare il suo fastidio per quella visita indesiderata. Ma quando si era reso conto di quanto questa tremasse, l'aveva infilata nella tasca della sua felpa estiva. L'uomo, però, se ne era accorto ma non aveva detto nulla.
«Volevo solo passare un po' di tempo con mio figlio».
«Beh, sai cosa? Tu non sei mio padre quindi puoi anche evitarti il fastidio. Avere a che fare con me lascia il tempo che trova».
Improvvisamente Yagi se ne era andato con passo svelto e uno sguardo molto ferito. Finalmente da solo, Izuku aveva potuto ingoiare le pillole per poi buttarsi sul divano e chiudere gli occhi per addormentarsi.
-Forse... dovrei scusarmi con papà...-.
Sono tutti ficcanaso! Vogliono impedirti di vivere la tua vita! Se Yagi ti amasse non ti avrebbe proposto di tornare da uno psicologo, Izuku! Non dirmi che te ne sei dimenticato di tutte quelle domande scomode che ti facevano urlare e piangere? A quel tipo piaceva romperti il cuore, piccolo mio. Ma io no. Io ti sono sempre stata accanto.
Izuku inspirò a fondo dal naso: si era perso nei ricordi mattutini.
Prese una leggera giacca nera, uno zaino altrettanto scuro ed uscì. Di sicuro avrebbe avuto un pochino di freddo, nonostante quella fresca serata. Mentre chiudeva velocemente la porta a chiave un'ombra gli si allungò dinanzi. Fremette con la stessa espressione di un ladro colto in fragrante.
«Andavi da qualche parte?».
L'Omega deglutì a vuoto un paio di volte, poi tentò di sorridere ma la sua espressione fu estremamente innaturale a causa delle sopracciglia aggrottate nel risentimento. Eijiro lo notò, così come il tremolio alla mano sinistra che serrava le chiavi. Queste tintinnavano costantemente.
STAI LEGGENDO
Petit Fleur
FanfictionKatsuki Bakugo, Omega, confida al suo migliore amico Izuku Midoriya, altrettanto Omega, di aspettare un bambino. Il punto è che non sa come e con chi sia successo. Eppure ben presto la storia prende forma tra amore, insicurezze, segreti, bugie e Can...