Capitolo 1 - Ginny

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Scendo dalla Maserati di mio padre e l'emozione di trovarmi finalmente alla UCLA è inspiegabile.

Mi guardo intorno e mi sembra di essere in un sogno. Il sole californiano illumina i giardini perfettamente curati e i vari edifici caratteristici di un rosso mattone si ergono imponenti verso il cielo, mentre studenti e matricole camminano in tutte le direzioni, quasi come fossero a un ballo dell'ottocento e stessero danzando.

Sulla via principale ci sono stand di tutti i tipi dove, i rappresentanti dei vari club universitari, cercano di attirare l'attenzione di più persone possibili. Ci sono quello di recitazione, di football, di letteratura, di matematica, di nuoto e molti altri.
Come incantata, faccio un passo avanti, ma vengo richiamata da mio padre.

«Ginny, vieni per favore a darmi una mano con le valigie, invece di rimanere lì imbambolata?» domanda, mentre apre il bagagliaio della macchina.

«Certo, scusami, ma hai visto che posto?! È bellissimo!»

Papà mi sorride raggiante, mentre prende la valigia più pesante, lasciando a me il trolley e la borsa.
Abbiamo un rapporto speciale, che si è consolidato da quando è morta mamma.
Lui è l'amministratore delegato della Dortems S.p.A., un'azienda con sedi in tutto il mondo che tratta il commercio di materiale automobilistico, sia al dettaglio che all'ingrosso.
Anche se il tempo è poco, ci ritagliamo sempre il nostro spazio. Ne abbiamo bisogno entrambi. Non so come farei senza di lui.

Essere qui, con mio papà, è molto importante per me, perché è un sogno che si avvera e lui è stato il primo a credere che ce l'avrei fatta.

Così, felice come una bambina il giorno di Natale, estraggo dalla borsa la cartina stilizzata del campus e, seguendo le varie indicazioni, arriviamo davanti alla stanza 93.

La mia.

Il cuore batte un po' più veloce e, facendo un respiro profondo, apro la porta.

La camera è più grande di quello che mi aspettavo. Le pareti bianche la rendono molto luminosa. L'arredo è semplice e tutto in legno chiaro. Ci sono due letti, due scrivanie, due cassettiere e un bagno piccolo, ma funzionale.

La stanza è microscopica rispetto all'appartamento che mio padre aveva scelto per me, ma preferisco vivere a pieno l'esperienza universitaria.

«Sei sicura che ti vada bene, Ginny?» mi domanda guardandosi intorno.

«Certo, non ti preoccupare, sono felicissima!»

«È che voglio il meglio per te, tutto qua, ma mi fido. Tra l'altro sembra sia già arrivata la tua compagna di stanza» afferma, mentre indica il letto già fatto e i libri sparsi su una delle scrivanie.

Sto per rispondergli, quando mi precede.

«Se non ti trovassi bene con lei, fammelo sapere. In tempo zero, vediamo di sistemare la cosa, ok?» continua apprensivo.

«Vedrò di cavarmela papà, ma grazie» rispondo sorridendogli.

«Bene, allora io vado al lavoro. Ho un volo tra un'ora e devo ancora fare delle commissioni. Promettimi che mi chiamerai e farai attenzione.»

«Stai tranquillo papà, so come mi devo comportare»

«Ti voglio bene, pulcino» mi risponde, mentre ci stringiamo fortissimo.

«Anche io, papi»

Mi bacia sulla fronte e ci salutiamo con la promessa di sentirci più tardi.

È un papà iperprotettivo e, per questo, gli voglio ancora più bene, ma ormai sono cresciuta e so il fatto mio.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora