Capitolo 70 - Ryan

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Con un ghigno malefico, guardo il corpo dello stupratore a terra, immobile, tumefatto e completamente macchiato di sangue.

Alzo le mie mani e le osservo.

Era da tantissimo tempo che non le vedevo di questo colore.

Sono completamente nere a causa del veleno che brucia ancora dentro di me senza sosta, e rosse a causa del sangue, che non è mai mio, ma sempre di qualcun altro.

Ritorno a essere l'uomo di tre anni fa e mi ritrovo tra gli orrori del mio passato. Ma il marcio non mi sta attaccando o massacrando, anzi.
Siamo una cosa sola e lo comando come un generale governa un intero esercito di oscenità.

Sono l'incubo fatta a persona.

Sorrido perfido inebriato di nuovo da quella sensazione brutale composta da un odio vivo, una furia cieca, una vendetta micidiale e un dolore straziante.

Mi volto leggermente verso quella ragazza a terra e, per quanto so che dovrei andarmene il più velocemente possibile da lì, per non farmi beccare dalla polizia, mi avvicino.

È come ci fosse una forza superiore che mi spinge da lei. Così, mi accovaccio e la guardo.

A parte la mia giacca, che la copre dal seno fino all'inguine, per il resto è completamente nuda.

Lividi grandi e violacei sulle cosce, sul fianco, sulle braccia, sui polsi e sulle caviglie, ma soprattutto sul volto, deturpano la sua bellezza.

Il labbro è tagliato, come il sopracciglio destro, e l'occhio si sta gonfiando leggermente. Il suo volto è rigato da lacrime e sangue fresco, mentre in alcune parti si è già seccato. I capelli sono sporchi anche loro di quel liquido rosso.

È messa veramente malissimo.

Ma mentre me ne sto per andare, i suoi occhi si posano su di me.
E ne rimango stregato. Perché sono bellissimi, ma racchiudono un dolore accecante.
Sono verdi, ma una tonalità ora spenta e vacua .

Per quanto so che dovrei scappare da lì, resto. Sprofondo in quello che una volta doveva essere un prato verde, ma che ora è solo terra arida, secca e bruciata da un tormento inestinguibile.

Quegli occhi mi sembrano familiari, ma non riesco a ricordarmi il perché e chi sia questa ragazza.

Il tempo rallenta e si dilata.

I suoi occhi mi guardano così intensamente e disperati da arrivare a bussare ai portoni della prigione in cui risiede la mia anima.

Ogni colpo rimbomba dentro di me e il suo eco si propaga nel nulla del mio essere, diventando sempre più forte secondo dopo secondo.

Man mano che il tempo passa e i nostri sguardi restano legati, compare una piccolissima crepa sulla muraglia che imprigiona me stesso.

Per quanto minuscola ha un effetto devastante che mi destabilizza.

Uno spiraglio di luce irradia tutta quella muffa e quel nero catrame che mi ha ricoperto.

E più lei mi guarda, più fratture si formano, seppur insignificanti.

Il suo sguardo, così vuoto e straziato, mi fa venire voglia di abbracciarla, per cercare di alleviare almeno un po' quello che sente.

E mi spavento di un pensiero simile, perché in questo stato nulla ha importanza per me.

Quella ragazza, così fragile, più morta che viva, mi fa più paura di tutte le persone con cui ho dovuto lottare.

Devo andarmene. Subito.

Ma per quanto razionalmente lo vorrei, i piedi non hanno intenzione di muoversi e gli occhi di lasciarla, perché nel suo sguardo non c'è giudizio per quello che ho fatto, tutt'altro.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora