Capitolo 68 - Ryan

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Il telefono squilla e quasi cado dal letto dallo spavento, ma rispondo subito.

«Pronto?» dico assonnato.

«Ryan! Ma dove sei?» mi urla nelle orecchie la voce squillante di Kristine.

Guardo il nome che lampeggia sul cellulare e mi maledico da solo per non aver aperto gli occhi prima di rispondere.

«Che cazzo mi chiami a fare alle 6:50 a.m.?» le ringhio contro, incazzato come non mai.

«Stai scherzando? Ti stiamo aspettando in aeroporto!»

«Kristine, non so di che droga pesante tu ti sia fatta e ti auguro buon viaggio, ma lasciami stare»

Un secondo esatto prima che possa buttare giù, Kristine parla ancora.

«Te lo avevo detto l'altro giorno. Il viaggio a San Francisco è stato anticipato a oggi! Alle 7:15 a.m. abbiamo il volo. Dove sei??»

E mi viene in mente quel giorno in mensa, in cui lei mi era venuta a parlare. Me lo aveva effettivamente detto, ma con la questione della telefonata con lo stupratore e il cazzo di casino con Alice e la sua famiglia, me ne ero completamente dimenticato.

«Prendo l'aereo privato. Voi andate pure» e stacco la telefonata.

Chiamo subito dopo Ginny, dicendole di vestirsi e prendere una valigia con qualche cambio, perché dobbiamo andare a San Francisco.
Ovviamente, chiudo la chiamata mentre una pioggia di insulti mi dà il buongiorno.

In tempo zero indosso una camicia e dei pantaloni neri, per poi mettere dentro il primo trolley che trovo, due cambi e due completi eleganti. Dopo di che, mi fiondo nel parcheggio del nostro palazzo.

Prendo la Porsche e parto a razzo verso il dormitorio di Ginny.
Durante il viaggio, organizzo il volo per San Francisco.

Purtroppo, non prima delle 9 a.m. riusciremo a partire, ma va giusto bene, perché prima, anche volendo, non saremmo riusciti ad arrivare in tempo.

Mi fermo davanti al dormitorio e corro per i corridoi quasi del tutto deserti. Spalanco la porta della camera e la trovo intenta a chiudere quella che sembra la valigia per stare via un mese, ma non faccio domande, dato che mi fulmina con lo sguardo.

E, come mi aspettavo, per tutto il viaggio in auto e in aereo, me ne sento di tutti i colori dalla mia tigre.
Più me ne dice, più sghignazzo e più si incazza, ma alla fine ci troviamo a ridere entrambi.

Grimson ci manda la posizione dell'hotel e, una volta arrivati, lo vediamo aspettarci di fuori.

«Non dirò niente, se non che sono estremamente deluso. Sono le 2 p.m. e tra cinque minuti inizia il primo incontro. Seguitemi, vi porto dagli altri. E queste sono le chiavi delle vostre camere.» dice freddo Grimson.

Il professore ci passa una tessera magnetica. Io ho la 309, mentre lei la 427.

Senza aggiungere altro si volta e lo seguiamo con la testa bassa.

Ed ecco che, girato l'angolo, ci sono tutti gli altri nostri compagni di corso.

James Hugreg è il primo che si volta verso di noi. È il classico secchione della classe. Se non prende il massimo dei voti sempre, rischia una crisi nervosa. Non è molto alto e il fisico è magrolino. Capelli cortissimi castani e occhi marroni. Indossa degli occhiali che, per il suo viso, sono sproporzionati, tanto sono grandi.

Vedo subito anche Kristine, mentre sta parlando con Lauren Ascolty. Lei è la compagna di corso di James. È una ragazza poco più alta di Ginny e da quanto mi risulta è molto intelligente. I capelli sono tagliati in un caschetto castano scuro, mentre gli occhi sono marroni. Dovrebbe essere fidanzata con uno dei giocatori di nuoto del campus e, per questo, non ho mai avuto molto a che fare con lei.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora