Capitolo 78 - Ryan

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Apro la porta del mio appartamento e la chiudo sbattendola con forza e rabbia.

Da quando sono salito su quella macchina, lasciando Ginny da sola, brividi mi percorrono per tutto il corpo e un freddo sempre più pungente, mi trafigge come spade acuminate.

L'inverno che ho dentro è sempre stato confortante per me. Grazie a questa ipotermia perenne ho smesso di soffrire.
Ma in questo momento è come se il mio corpo si stesse ribellando a ciò che prima era la mia salvezza.
Nei sette anni di prigione, non ho mai perso il controllo di me stesso.

Mai.

Sapevo quando era il momento di farmi vedere indistruttibile e quando potevo gridare e piangere dentro di me.

Situazioni ben distinte, che avevo da subito imparato a separare e gestire. Non potevo sbagliare o sarei finito in pasto a pesci più grandi di me, quando ero io che dovevo diventare il più grosso.
Non mi è mai interessato cosa succedeva alle persone che ferivo con parole o gesti.
Sono abituato a vedere negli occhi degli altri odio e disprezzo, terrore e falsa amicizia, niente di più, niente di meno.

Ma lei scombussola tutto.

Lei mi fa sentire vivo. Spazza via tutto quel freddo e gelo che alberga dentro di me da anni. E dover provare di nuovo sensazioni, emozioni e sentimenti, per me è inconcepibile.
Devo rimanere insensibile e distante da tutto e tutti, viceversa rivivrei quello che ho passato.
La paura e il terrore di quello che ho dovuto subire e fare nei primi anni di prigione, mi soffoca. Barcollo e cado a terra in ginocchio.

Mi prendo la testa tra le mani e, chiudendo gli occhi, vedo, come fossero marchiati a coltellate, i ricordi di quando ero in galera...

«Ci si rivede domani all'inferno, Lucas.» dico, mentre mi corico sulla mia brandina.

«Vaffanculo Keller» mi risponde sghignazzando il mio secondo in comando.

Mi volto verso il muro e, finalmente, chiudo gli occhi.

Come sempre, ormai da quattro anni, la vedo. Il suo sorriso mi scalda il cuore e i suoi occhi così verdi mi trasmettono un amore infinito.

«Ciao piccola Ginny. Ti sono mancato?» chiedo andandole in contro e prendendole il viso tra le mani.

«Sempre» e lei, alzandosi in punta di piedi, mi bacia dolcemente sulle labbra.

«Noti qualcosa di diverso?» le chiedo abbassando lo sguardo, vergognandomi.

«La cicatrice?» mi chiede, accarezzandola.

Non rispondo, ma lei capisce.

«Te la sei fatta tu, vero?»

«Ho dovuto. Oggi era Heller o me. Lui si è rifiutato di farlo. Io, facendolo, sono ufficialmente diventato il primo di tutto il carcere... Ti faccio schifo?»

«Come potresti? Sei l'amore della mia vita, Ryan. Tu e nessun altro. Per sempre.» detto questo mi abbraccia e, sentendo il suo sguardo su di me, riporto i miei occhi nei suoi.

Dice la verità.

«Anche tu amore mio» e il bacio che ci diamo, per me, è il bacio di addio.

Quello che mi porterò dentro per sempre. Perché questo è l'ultimo sogno.

«Ryan? Perché stai andando via?»

«Non posso andare avanti così, piccola. Se continuo, mi ridurrò a vivere per sognarti e non posso più farlo. Per quanto vorrei, tu sei solo frutto della mia immaginazione, non sei reale. Sei quello che vorrei io, ma che non posso avere. Mi dispiace, amore. Ma... non tonerò più da te.» dico con le lacrime agli occhi, in preda a un dolore atroce.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora