Capitolo 63 - Ginny

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Kristine è davanti a noi, vestita al suo solito, con una minigonna nera e una maglietta scollatissima rossa, che fa quasi uscire quelle bocce da bowling di plastica che si ritrova.

In abbinamento a tutto, ovviamente, il rossetto.

Ryan non le risponde e, senza degnarla di uno sguardo, inizia a parlare con Lennox.

Sto per voltarmi anche io, quando apre i canotti di salvataggio.

«Ryan, scusami, ma avrei bisogno di parlarti.»

Ryan questa volta, in modo svogliato e menefreghista, le parla freddo.

«Qualsiasi cosa tu abbia da dirmi, non mi interessa. Vattene Kristine.»

Il cellulare mi vibra e, quando lo tiro fuori dalla tasca, il nome di "Alice" risalta sullo schermo.

Come una pazza salto via dalle gambe di Ryan e mi precipito fuori dalla mensa, mentre rispondo alla chiamata.

«Ali? Sei tu?» chiedo nell'affanno della corsa.

«Ginny! Grazie a Dio, posso parlarti! Non ho molto tempo, ma volevo solo dirti che mi sposo domani sera. Mi sarebbe piaciuto averti come damigella d'onore, ma non c'è più tempo...»

«Cosa?! Domani sera?! Ma è prestissimo! Non puoi sposarti, Ali! Non puoi!»

«Ginny, ti prego. Ti ho già detto come stanno le cose. Tra l'altro mio padre peggiora di giorno in giorno. Il matrimonio doveva farsi tra uno o due mesi, ma mio papà non ha tutto questo tempo. I miei genitori e i miei futuri suoceri hanno già pensato a tutto.» dice tranquilla.

«Ali, mi dispiace per tuo padre. Tantissimo. Posso capire tutto, ma non la questione del matrimonio combinato. Hai il diritto di essere felice, sposando la persona che ami!»

«Ginny, non ti ho chiamata per litigare. O per farmi convincere a cambiare idea. Volevo solo sentirti e dirti che mi sposo. E... Sebastian, no! Sebast...»

E la chiamata termina così.

Non so chi sia questo Sebastian, ma di sicuro non era contento che Alice fosse al telefono con me, tanto da farle buttare giù la chiamata.

Riprovo a chiamarla più volte, ma al posto della mia migliore amica, risponde una voce registrata che dice la solita frase odiosa: "il numero da lei chiamato al momento non è raggiungibile".

Cammino per un po' da sola, pensando a come sia possibile evitare questa follia.

Speravo di aver più tempo! Cavolo!

E per quanto so che non mi risponderà, provo un'altra volta a chiamarla. Solo che, come in precedenza, parte la segreteria.

Demoralizzata, chiudo la telefonata, ma due secondi esatti dopo mi vibra di nuovo il cellulare.

«Ali! Scusami, non volevo litigare. Ti voglio bene, comunque vadano le cose» dico con il cuore in gola.

Silenzio.

«Ali? Ci sei? Mi senti?»

Silenzio.

Ed è in quel momento mi sembra di avere un'ombra che mi copre poco per volta. A partire dai piedi, per poi risalire fino al viso. Lentamente.

Quest'ombra è formata dalla mia più grande paura.

Da lui.

«Ali sei tu?» chiedo, guardando velocemente il mittente della chiamata.

Sconosciuto.

Ho fatto il dannato errore di rispondere troppo velocemente e dare per scontato che fosse Alice.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora