Capitolo 24 - Ryan

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«Fidanzato? Di chi cazzo stai parlando?» le urlo contro, tenendola ancora per il braccio.

Vedo di nuovo nero e il veleno pretende di essere lasciato libero, così da dare sfogo a tutta l'oscurità che ho dentro.

Sono una furia in questo momento e non le darò pace fino a che non sputerà la verità.

E che cazzo!

La guardo negli occhi cercando di capire se stia mentendo o meno, ma leggo solo, anche da parte sua, una rabbia feroce, determinazione, risolutezza e fierezza.

Mi sembra di cogliere anche un po' di dolore, ma non ho il tempo di approfondire, perché mi tira un calcio nei coglioni e, preso alla sprovvista, la lascio.

«Porca puttana, Ginny!!!» le urlo contro, ma prima che possa allontanarsi troppo, la trascino con forza fuori dalla porta di sicurezza alle nostre spalle.

L'aria frizzantina e il buio ci avvolgono.

Ci metto qualche secondo perché la vista si abitui all'oscurità. Sento Ginny irrigidirsi al mio fianco e serro la presa su di lei ancora di più.

Ci ritroviamo su una piccola terrazza, con delle erbacce che sbucano dalle mattonelle non così tanto più ravvicinate. Per scendere ci sono delle scale che portano al parcheggio. L'unica fonte di luce è l'insegna "exit" in alto sulla porta e una piccola lampadina a fianco. Se non ci fosse sarebbe la stessa cosa, visto la poca luce che emana.  Solo più avanti ci sono i lampioni che illuminano perfettamente il perimetro del locale.

«Keller, lasciami subito!» impartisce Ginny, mentre cerca inutilmente di liberarsi.

Non ci riescono i miei avversarsi di gioco, figuriamoci lei.

«Tu, adesso mi spieghi 'sta cazzata del fidanzatino» le dico guardandola dall'alto dei miei due metri.

«Io non ti devo proprio nulla, ma dato che ci tieni così tanto, avrai la verità. Io e Aaron stiamo insieme».

Mi congelo sul posto.

La rabbia scema e l'unica cosa che sento questo momento è una freddezza letale.

Vuoto.
Insensibilità.
Dolore.

«Non è vero. Menti.»

«Mi hai vista benissimo questa sera. Ci siamo tenuti per mano, ballavamo insieme e, se non ci avessi interrotti, ci saremmo baciati. Di nuovo»

Mi guarda fisso negli occhi e colgo troppe sfumature per afferrare le sue emozioni.

«Non ci credo» sentenzio nuovamente, questa volta abbassandomi su di lei.

«Keller, sei libero di credere ciò che vuoi, ma ora tu mi lasci e io me ne ritorno dentro. Tu fai quello che cavolo ti pare.»

Sto per ribattere, ma mi prende alla sprovvista e prima che possa fare qualsiasi cosa si avvicina al mio viso. Sento il suo respiro caldo su di me e non capisco più niente.

Che cazzo sta facendo?

Ormai siamo a un centimetro di distanza e lei mi sussurra all'orecchio:

«Mi sono dimenticata di dirtelo, ma anche per me il nostro bacio è stato un errore. Non sceglierei mai te.»

Il tempo si ferma, come il mio cuore.

Sgrano gli occhi nel sentire quelle parole così dure, ma so che le pensa davvero.

Non mi sceglieva da bambino.
Non mi sceglieva da ragazzo.
Non mi sceglie ora.

Non mi ha mai scelto e mai lo farà.
Ne sono consapevole.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora