Capitolo 29 - Ginny

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«Ryan? Che... che ci fai qui?» domando presa alla sprovvista, ancora spaventata da quello che la mente mi ha fatto rivivere poco fa.

Ho il fiato corto e la testa è ancora concentrata a domandarsi cosa sia successo, ma tra paura, insicurezza e confusione, lego il mio sguardo al suo.

È come fossi sul bordo di un precipizio. Rischio di cadere ogni secondo che passa. Se succedesse, so già che mi aspetterebbero il buio e la melma nera pronta a sommergermi come sabbie mobili. Non avrei via di scampo. Cerco un appiglio.
Lo cerco in lui.

Mi tiene ferma e sento i suoi occhi scavarmi dentro alla ricerca di qualcosa. Lui sa cosa mi è successo due sere fa.

«Vieni con me.» mi dice Ryan brusco.

Lascia le mie braccia e mi prende per mano.

Aspetta, cosa?

Mai nella vita avrei detto che un giorno Ryan Keller mi avrebbe preso per mano e che mi avrebbe fatto piacere.

Camminiamo per qualche metro e a un tratto Ryan si volta, abbassandosi fino al mio viso.

«Quando ti dico "corri", tu corri più veloce che puoi, ok? Non ti lascio, ma tu corri» mi sussurra all'orecchio.

La mente si azzera per un secondo e vengo abbracciata dal suo profumo di mare.

«Perché?» dico guardandolo confusa.

Camminiamo ancora e lo vedo tendere i suoi muscoli. Mi sembra un leone che, una volta individuata la sua preda, si prepara alla cattura.

Passiamo tra un gruppo di studenti che ci guarda allucinato. Non si è mai visto un Keller tenere per mano qualcuna.

Poi, senza voltarsi, pianissimo, ma deciso, pronuncia una parola...

«Corri.»

Ryan scatta.
Io faccio lo stesso.
Stringe ancora di più la mia mano intrecciata alla sua. So che non mi lascerebbe indietro.

Mi fa svoltare l'angolo della strada e ci dirigiamo verso la parte meno frequentata del college.

Ryan non rallenta.

Corro più veloce che posso. Lo guardo e i muscoli sono tesi, ma non per lo sforzo. È come stessimo scappando.

Ma da cosa o da chi?

L'adrenalina inizia a scorrermi nelle vene e un sorriso vero mi affiora dalle labbra.

Poi, d'improvviso, mi trascina dietro le tribune del campo di football, ora vuote. Mi blocca con il suo corpo e si avvicina pericolosamente alla mia bocca.
Sento il suo respiro caldo, ma non è affaticato dalla corsa. Io invece, sì. Ho il petto che si alza e si abbassa veloce.

Ok, forse non dipende solo dalla corsa, ma anche dalla sua presenza.

I nostri occhi si incontrano. Mi scruta. Mi ci perdo dentro, come andassi sott'acqua. Cerco di leggerci qualcosa, ma Ryan a volte è un mistero, altre un libro aperto.

La mia mano sta andando a fuoco. È ancora intrecciata alla sua e la morsa è sempre strettissima.

Sento delle voci maschili avvicinarsi, ma non riesco a cogliere cosa si stiano dicendo.

Ryan si immobilizza. Mi mette la mano sulla mia bocca e mi fa capire di dover tacere. Lo fulmino con lo sguardo, ma lo faccio.

Le voci si affievoliscono, poi non si sente più nulla. La sua mano lascia la mia bocca, ma il suo volto rimane vicino al mio.

«Prima non mi hai risposto. Te lo ripeto una seconda volta Keller, perché ci siamo dovuti mettere a correre?»

«Se non ti ho detto nulla prima, cosa ti fa pensare che te lo dica ora?» risponde con un mezzo sorriso. Poi, si allontana e ritrae la mano dalla mia.
Sento improvvisamente freddo, ma faccio finta di niente.

«Quindi... Ora che si fa? Rimaniamo qui per tutto il pomeriggio?»

«Potrebbe essere un'idea, ma io ne ho una migliore. Come sempre.»

«E ti pareva. Scendi dal piedistallo Keller, ma subito.»

«Seguimi, piccola Ginny.»

«Tu hai seri problemi di memoria, lo sai. Vendono in farmacia il DHA. È l'olio di fegato di merluzzo. Fa molto bene per chi ha questi deficit. Se vuoi te ne prendo una scatola. Tutto ciò per ricordarti che io non sono né piccola né Ginny per te.»

Ryan non risponde, ma ridacchia scuotendo la testa.

Non ci diciamo più niente fino a che non arriviamo in un minuscolo piazzale. Ad attenderci c'è la sua Porsche.

Mi guardo intorno. Siamo soli. Non vuole farsi vedere in giro con una ragazza per mano. Gli rovinerebbe la reputazione e non sia mai!

Ci resto male, ma non lo do a vedere.

«Dai sali, che stiamo facendo tardi» mi riscuote Ryan già al volante.

Salgo, mentre mi sorride soddisfatto.

«Gongola di meno, Keller.» rispondo mettendo le braccia conserte sulla difensiva.

Ryan, scuote la testa divertito. Mette in moto e la macchina romba aggressiva.
Partiamo a razzo diretti verso non so dove, senza musica e rimanendo in silenzio.

Un silenzio che non è imbarazzante, anzi.
È un silenzio che parla, rassicurante, comprensivo, paziente e sensibile.

È il silenzio di Ryan.

È comunque pericoloso avvicinarsi troppo a Keller.
Ci sono già passata qualche giorno fa quando ci siamo baciati. È come addentrarsi in una foresta oscura e sapere che potresti non fare più ritorno.

«Siamo arrivati. Scendi?»

Devo imparare a non fare troppi viaggi mentali, perché non mi sono neanche resa conto di quanto tempo sia passato e di dove siamo finiti.

Guardo fuori dal finestrino e rimango senza fiato.

Davanti a me c'è un'insenatura bellissima. Una piccola distesa di sabbia accarezzata da un mare cristallino e calmo. Gli scogli la delimitano, come volessero abbracciare quell'incanto.

Inspiro profondamente e il profumo di mare mi entra fin dentro l'anima, facendomi sentire a casa.

Neanche me ne rendo conto, ma avanzo fino a che non ho le caviglie immerse in acqua.

Sono ancora vestita, ma non mi importa.

Rabbrividisco, ma non mi fermo. Anche se è più fredda di quanto mi aspettavo, continuo a camminare fino a che l'acqua non mi arriva alla vita.

La vista mi si annebbia. Lacrime silenziose cadono nel blu cristallino del mare.

Prendo fiato e mi tuffo.

Sott'acqua apro gli occhi e una pace che non provavo da tempo mi invade il cuore.

Lì, tutto è ovattato. Non si sentono i rumori del mondo ed è solo il mare ad avere voce.

Tutto quello che mi è successo nei giorni scorsi lo lascio in superficie. Non sono sporca, la melma non può arrivare perché c'è l'acqua a pulirmi.

Nuoto fino a che i polmoni non mi vanno a fuoco e poi riemergo.

Davanti a me la distesa d'acqua blu si fonde con il cielo che inizia a tingersi di rosso. Mi volto e, a pochi metri da me, c'è Ryan.

Il suo sguardo, da sempre impenetrabile, in questo momento riesco a leggerlo senza problemi.

Tormento, puro e semplice tormento.

Un mare in tempesta.

Che cosa ti preoccupa Ryan?

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GANG ❤️

Come promesso, ecco il secondo capitolo della giornata.

Ryan riuscirà ad essere il fidanzato perfetto per Ginny in questa situazione?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto almeno un pochino!

Nulla è come sembra...

Vi voglio un mondo di bene e vi abbraccio fortissimo
Per sempre, la vostra Chiara ❤️❤️❤️

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora