Capitolo 16 - Ginny

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Sono passati diciotto giorni da quando sono partita per New York. Ad essere sincera, sono un po' agitata nel ritornare al campus. Nessuno sa cosa mi sia successo, per fortuna.

Alice ha sparso la voce che ero tornata a casa per stare con mio papà, cosa tra l'altro vera. La motivazione, però, deve rimanere segreta. Non vorrei mai essere guardata con compassione ed essere additata come "la ragazza del tentato stupro".

«Ginny!!!» Alice mi si butta al collo appena apro la porta della nostra camera.

«Mi sei mancata moltissimo! Anche se ci siamo viste via Skype quasi ogni giorno, averti qui con me è tutta un'altra cosa!»

Mi guarda sorridente.

«Mi sei mancata anche tu».

L'abbraccio stretta.

Le mie espressioni di gioia sono ormai diventate molto tirate. I lividi sono praticamente scomparsi, ma la ferita al cuore sanguina ancora. Tremendamente.

Mi tiro dietro il trolley e, come la prima volta che sono arrivata alla UCLA, la mia compagna di stanza mi aiuta a disfare i bagagli.

«Ginny, senti... In questi giorni ho visto sia Lennox che Derek per tenerli aggiornati su di te. Mi chiedevano notizie costantemente. Ieri, sapendo che saresti arrivata, ma che non avrebbero potuto vederti, mi hanno lasciato questo per te.»

Alice prende dalla sua scrivania un pacchetto piccolissimo.

«Cos'è?» domando curiosa.

«Aprilo e scoprilo tu. Forza!»

Lo scarto e ci trovo dentro un muffin al triplo cioccolato.

Un colpo al cuore.

Sono i miei due gemelli. Come potrei fare senza di loro? Privata dello scherzo facile di Lennox e Derek, il mio quasi orso?

Anche io ho chiesto tutti i giorni di loro, ma hanno obbligato Alice a non dirmi niente. Il perché, non lo so.

«Ringraziali da parte mia tantissimo. Digli che gli voglio un bene dell'anima e che non vedo l'ora di poterli abbracciare»

Sono commossa.
La loro gentilezza nei miei confronti mi spiazza sempre. Sono veramente i fratelli che non ho mai avuto.

«Va bene, lo farò. Ora ci tocca andare a lezione. Ci vediamo in mensa, ok?»

«Sì, andiamo. Cavolo Ali, mi fai sempre rischiare di arrivare tardi!»

«Le buone abitudini sono dure a morire» sghignazza Alice.

Le sorrido e mi dirigo verso l'aula del corso di controllo e gestione.

Vedrò Ryan?

Forse non faremo neanche più il corso insieme.

Sospiro affranta.

Arrivata, fingendo di cercare un posto vuoto guardo se c'è il Keller più stronzo dei tre, ma di lui nessuna traccia.

Una profonda solitudine mi attanaglia.

Mi siedo sul primo banco disponibile vicino alla scalinata. Non ho voglia neanche di mettermi centrale per vedere meglio. Così, mi chino a prendere tutti i libri e il tema sul progetto che dovevamo fare a coppie. L'ho finito. In questi giorni a New York mi sono buttata sullo studio ininterrotto per non pensare ad altro, mentre la sera andavo a nuotare in piscina. Queste erano le mie giornate. Una noia mortale.

Purtroppo, gli attacchi di panico continuano a venire. Soprattutto la notte. È complicato gestirli, ma ci sto lavorando. Sarebbe stato più facile andare ad abitare in un appartamento per non disturbare Alice, ma lei non ha voluto sentire ragioni.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora