Capitolo 30 - Ryan

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Dopo averla quasi raggiunta a nuoto, Ginny si volta e mi fissa. Il suo sguardo si intreccia al mio e rimaniamo così per un tempo che sembra infinito.

Ha gli occhi arrossati e non dall'acqua salata, ma dal pianto.

Prima, al campus, ho pensato che avesse ricordato qualcosa, ma non ne avevo la certezza. Era sconvolta e mi è bastato.

E ora? Cosa le dico?

Quanto posso sbilanciarmi?

Il dottore è stato chiaro. Ginny deve ricordare da sola, se no vivrebbe l'incubo due volte ed è l'ultima cosa che voglio.

Una rabbia cieca inizia di nuovo a farsi largo dentro di me e distolgo lo sguardo per osservare il panorama, nella speranza di riprendere il controllo. Lei, in questo momento, ha solo bisogno di tranquillità.

«Keller?»

Mi volto ed è a mezzo metro da me.

«Torniamo a riva?» mi chiede.

Poi, inaspettatamente, mi sorride.

Mi manca il respiro.

Gli occhi arrossati si illuminano di quel verde bellissimo che mi ha rivolto poche volte. Sono rari questi momenti, ma li conservo segretamente nel profondo di me stesso.

Perché, poi? Cosa cazzo me ne frega di un fottuto sorriso?

Niente, assolutamente niente.

E allora perché non riesco a distogliere lo sguardo?

«Ti va di fare una gara?» dico a mezza voce.

Devo distrarmi o continuerò a fissare quell'espressione sul suo volto, come un coglione.

«Certo che sì! Facciamo a chi arriva prima a riva?»

«Andata. Cosa scommettiamo?»

«Mm, vediamo... chi vince può fare una domanda all'altro e chi perde deve rispondere sinceramente.»

«Per me non ci sono problemi, tanto vincerò io. Sto già pensando a che domanda farti» rispondo con un ghigno.

«Keller, in acqua non hai scampo. Vincerò io.»

Mi guarda e il suo sorriso si allarga ancora di più.

Merda.

«Piccola, se ti vuoi illudere fai pure. Vuoi qualche metro di vantaggio?»

L'ho chiamata "piccola"?!
Ma che razza di coglione sono?
Spero non se ne sia accorta o posso soffocare seduta stante.

«No, grazie. Vincerò io lo stesso» continua così determinata che per una frazione di secondo mi viene da pensare che potrebbe riuscirci per davvero.

Cazzo, l'ho scampata.
Dio esiste.

«Ok, sei pronto?» mi dice affiancandomi, mentre sono sempre più in difficoltà.

Distogli lo sguardo deficente!

«Sono nato pronto, Ginny» le rispondo con un altro ghigno, mente lei alza gli occhi al cielo.

Solo che continua a sorridere e io a guardala.

Merda.
Merda.
Merda.

«Sì, va beh. Classica frase da troglodita. Partiamo al mio via, ok?»

Annuisco e lei inizia il conto alla rovescia.

Mi metto in posizione, finalmente distogliendo lo sguardo dal suo per focalizzarmi sull'obiettivo. Amo le sfide e odio perderle.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora