Capitolo 36 - Ryan

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Entro in mensa e cerco con lo sguardo Ginny al suo solito tavolo, ma non la trovo.

Che non sia venuta?

Ripenso a poco fa, quando eravamo a lezione da Grimson.

È in ultima fila, da sola, concentrata a districare i suoi tremila pensieri.

Non so come non le venga mal di testa.
Sorrido e mi siedo vicino a lei.

Si volta verso di me e leggo la sua sorpresa nel trovarmi al suo fianco.

Beh, come darle torto.

Guardandola però, noto subito delle occhiaie profonde. Anche questa notte non deve aver dormito bene.
Come da richiesta di Marcus, Alice, tutti i giorni ci dice com'è andata la nottata.
Fa finta di non accorgersi del suo riposo agitatissimo, dei pianti notturni e delle grida soffocate.
Purtroppo, fino a che non sarà lei stessa a parlare, abbiamo le mani legate. Dobbiamo aiutarla come possiamo, ma tacere.

Ieri pomeriggio ha ricordato di sicuro qualcosa, ma non ne ha parlato con nessuno. Siamo sempre più preoccupati.
Così, cerco di distrarla chiedendole a cosa pensa e mi risponde burroni e scogliere.

Che cazzo significa?

Vorrei capire di più, ma arrivano Adam e Jake.

Mi si siedono vicino e mi tartassano di domande sulla partita di oggi pomeriggio. Do le spalle a Ginny. Solo che, a un tratto, sento la sedia spostarsi e capisco che se ne sta andando.
Mi giro e la blocco.
Deve restare con me.

La trapasso con lo sguardo alla ricerca di un qualcosa che mi faccia capire che prova anche solo una piccola fottuta emozione nei miei confronti.

Perché io, sì, la provo.

Porca puttana.
Mi sono messo in un bel casino.

Lei resta e io sono un coglione... felice.

Mentre penso questo, scendiamo le scale per volere di Grimson, dato che abbiamo vinto il viaggio a San Francisco.

Cerco Ginny con lo sguardo, ma la vedo allontanarsi da noi. Mi riscuoto e mi rendo conto che Kristine mi è praticamente addosso, mentre mi dice qualcosa che neanche afferro.

«Che cazzo fai? Levati. Immediatamente. E sparisci dalla mia vista. Ora.» dico con un tono di voce che non lascia replica.

«Ok, ok, non c'è bisogno di scaldarsi tanto. Ci vediamo Ryan» risponde con voce civettuola, mentre sculettando se ne va.

Di Ginny non c'è più traccia.

«Ci vado io.»

La voce bassa e aggressiva di Dek, mi riporta al presente.

Non capisco che stia succedendo. Lo guardo camminare deciso e incazzato nero verso... Aaron.

Poco più avanti il mio sguardo si posa su quello di Ginny, da un lato felicissima di vedere mio fratello, dall'altro si deve essere accorta che Dek sta arrivando al suo limite di sopportazione della rabbia.

È un'animale indomabile quando ci si mette e in questo caso Aaron è la preda.
Letale come solo lui sa essere, gli va incontro. Io e Len, gli andiamo immediatamente dietro, perché sarebbe in grado di fargli del male sul serio, ma qui, chi ha un conto in sospeso con Aaron, sono io.
Quindi, l'unico che lo toccherà sarò io.

Ginny fa un passo avanti per venire nella nostra direzione, ma vedo Len farle cenno di no e di rimanere lì dov'è.

Grazie a Dio, lo ascolta e ci guarda preoccupata. Sa benissimo il male che possiamo fare.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora