Capitolo 6 - Ginny

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Scappo più veloce che posso da Ryan.

Ho il fiato corto e i muscoli che stanno andando a fuoco. Sono agitatissima.

Apro la porta della camera e trovo Ali sul letto che scrive sul cellulare.

«Ginny! Finalmente! Ma... stai bene? Sembri sconvolta... Fammi indovinare, Ryan?»

«Proprio lui. Ho bisogno di una doccia e ti spiego tutto, ma ora devo distendere i muscoli o collasso per terra, scusami».

«Tranquilla, ti aspetto.» continua comprensiva Alice.

Sono stanca. Keller mi strema ogni volta.

Sotto il getto dell'acqua calda, riesco finalmente a rilassarmi un po' e ripenso a quando stavo per rifiutare l'invito per la festa di Aaron, ma prima che potessi rispondere sono stata invasa dal profumo del mare. Un secondo dopo ero tra le sue braccia.

Ho sentito quel calore che avevo perso da anni e ricevuto solo poche, ma importanti volte. In più, il suo profumo mi ha stordito, tanto che non sono riuscita a muovermi subito.

Ma lui mi ha stretta solo perché voleva farmi innervosire, non per altro.

Non so perché, ma questa consapevolezza mi ferisce un pochino.

Per fortuna poi, allontanandomi da lui, sono riuscita di nuovo a connettere i neuroni e a rispondere ad Aaron che sarei andata alla loro festa. Volevo solo provocare Keller.

Se non ci fosse stato lui, avrei declinato l'invito. Mi sono sempre ben guardata dal frequentare gente di cui non sapevo nulla se non c'erano i gemelli con me che mi facevano da scorta.

Ed è in quel momento che mi viene una bellissima idea.
Mi do del genio da sola.

Obbligherò Len e Dek ad accompagnare me e Alice alla festa per sdebitarsi del fatto che non mi hanno detto di Ryan.
Per loro sarà una vera tortura e super imbarazzante! Da quanto ho capito non scorre buon sangue tra le due squadre.

«Sarà una degna punizione» dico tra me e me, sghignazzando.

Così, mi asciugo e, una volta indossato il mio pigiama con le stelle marine ed essermi fatta uno chignon morbido che, come al solito, assomiglia più a un nido di uccelli abbandonato da anni, esco dal bagno.

Mi butto sul letto e racconto ad Alice tutto quello che è successo il mio disastroso primo giorno di università.

Lei mi ascolta senza proferire parola, per poi sdrammatizzare.

«Quindi domani andiamo a una festa!»

«A quanto pare sì... Festa sia! E sinceramente un po' di divertimento mi ci vuole proprio»

«A chi lo dici...» sospira Ali, per poi sorridermi.

Ricambio e mi sento più leggera.

Iniziamo a chiacchierare del più e del meno, così da conoscerci ancora di più e distogliere i pensieri da Ryan Keller, fino a crollare nel letto.

Mi alzo di soprassalto sentendo la sveglia suonare. Stiracchiandomi assonata, penso di aver dormito solo una decina di minuti. La voglia di rimanere sotto le coperte è veramente tanta, ma dopo i canonici quindici minuti in cui contemplo il soffitto e analizzo i vari problemi della vita, mi alzo.

Alice sta dormendo ancora.

Con gentilezza, provo a svegliarla.

«Buongiorno, Ali. È ora di alzarsi o dovremo correre anche oggi a lezione» dico con un sorrisetto sulle labbra.

Lei, per risposta, mugugna qualcosa di incomprensibile, ma che penso sia un "Buongiorno, Ginny".

Scende come uno zombie e, in silenzio, ci prepariamo.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora