Capitolo 7 - Ryan

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Parcheggio la mia Porsche davanti alla casa di quello sfigato di Aaron.

Per colpa dei gemelli, mi tocca venire a questa stupidissima festa.

Beh, almeno posso trovarmi qualcuna con cui passare un po' di tempo... E forse vedo lei...

«Capitano! Vieni o no?». Sento chiamarmi da uno dei miei compagni di squadra.

Già, ci siamo tutti. Len e Dek questa mattina erano neri e non capivo il perché. Così, gli ho presi da parte e mi hanno raccontato cosa avrebbero dovuto fare questa sera. Sono rimasto senza parole dal potere che ha quella ragazza su di loro.

Praticamente non hanno protestato!

Sapere che Ginny sarebbe andata alla festa di Aaron mi ha fatto contorcere lo stomaco. Pensando a come poter fare, mi è venuta la brillante idea di andare con tutta la squadra alla festa per poi sabotarla.

Il piano consiste nel far finta di ambientarci e divertirci, oltre che abbordare qualche tipa. Nel frattempo, spargeremo la voce che alle 10:30 p.m. si continuerà il party su una spiaggia a quindici km di distanza da qui.

È già stato tutto organizzato e, alle 10:25 p.m., ci saranno dei pullman pronti a portare tutti gli studenti al nostro evento.

Aaron e la sua squadra rimarranno da soli e, per l'ennesima volta, capiranno chi comanda veramente alla UCLA.

Io.

Mi ritrovo così, a scendere dall'auto e, insieme ai ragazzi, entrare dentro la villa.

Nel momento stesso in cui ci vedono, tutti ammutoliscono. Mai si sarebbero immaginati di vederci lì.

Come vedo il proprietario della casa, richiamo la sua attenzione, dando il via al piano.

«Ehi, Aaron! Ma che bella festa. Non ti dispiace se ci uniamo anche noi, vero?» chiedo con una strafottenza che mi prenderei a pugni da solo.

Il capitano della squadra di nuoto scuro in volto, si volta e mi viene incontro.

«Nessuno vi vuole qui. Andatevene.» ribatte infastidito.

Sto per rispondere per le rime, quando Aaron posa il suo sguardo alle mie spalle e se ne va, lasciandomi solo, con la voglia di spaccargli la faccia.

Non ho il tempo di girarmi e fermarlo, che vengo preso sotto il braccio da una ragazza.

Deve essere una delle "amiche" di Kristine.

È vestita in modo succinto, con una minigonna che lascia poco spazio all'immaginazione e una canotta striminzita per la quarta di seno che si ritrova. I capelli sono marroni castani, come gli occhi. Ai piedi indossa dei tacchi vertiginosi.

Passabile.

«Ciao Ryan, come stai? Mi stavo chiedendo se per caso avresti voglia di bere qualcosa con me. Che ne pensi?»

Le labbra si tirano in un ghigno e io ho già trovato con chi finire la serata.

«Ma certo, prima le signore» le rispondo, mentre la seguo tra la gente.

Mi sembra di sentire la voce di Ginny e mi volto di scatto, ma di lei nessuna traccia.

«Ryan, vieni?» mi richiama la ragazza castana.

«Assolutamente. Andiamo» dico, accantonando il pensiero dell'unica persona che mi fa sentire fragile.

Arrivati in cucina, prendo una bottiglia di tequila e ne bevo subito tre bei sorsi.

Devo sciogliermi, cazzo. Non ero così nervoso da una vita.

I pensieri corrono veloci cercando di portarmi nel passato, ma non glielo permetterò.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora