Capitolo 34 - Ryan

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Dopo aver appoggiato la testa sul volante per qualche minuto, sfinito e con l'amaro in bocca per come si sono evolute le cose con Ginny, decido di mettere in moto e andarmene.

Guardo un'ultima volta nella direzione in cui si è avviata Ginny e la vedo.

Tra le braccia di quel coglione di Aaron.

Ribollo di una furia cieca e, senza riflettere, corro da loro.

Li travolgo come una valanga.

Afferro Ginny per la vita e me la premo contro, mentre con l'altra mano spingo brutalmente via Aaron.

Quando l'ho vista cadere sono schizzato fuori dalla Porsche, senza neanche chiudere la chiamata, ma Aaron è arrivato prima di me. L'ha praticamente abbracciata per poi squadrarla da capo a piedi come volesse spogliarla con gli occhi!

Non ci ho più visto.

Una furia feroce mi è esplosa e si è leggermente attenuata solo quando ho stretto a me Ginny.

Il suo profumo mi incatena a lei. Mi sembra di essere io a non potermi staccare. Non il contrario.

Fisso Aaron e lo vedo alzarsi da terra. Non lo perdo di vista neanche per un secondo. Sta facendo tutto con calma, ma è una finzione.

Facendo un po' più di attenzione si nota il nervosismo che cerca di nascondere. Lo inchiodo con lo sguardo e ci leggo dentro rabbia.

È incazzato, il signorino.
Cucciolo, fa pure tenerezza.

Lo vedo avanzare deciso e con i pugni stretti lungo i fianchi.

Mi chino e sussurro a Ginny che il suo posto è con me. Tra le mie braccia.

Un'altra bugia, che però esce così spontanea che sembra quasi la verità.

La sento irrigidirsi, si volta e punta i suoi occhi su di me. Così, anche se non dovrei, abbasso lo sguardo.

Occhi dentro occhi.
Anima dentro anima.

Mi paralizzo. Quello che vedo mi spaventa a morte.

Ginny da sempre è trasparente come l'acqua e, in questo momento, mi ci sto specchiando dentro.

Dentro di lei, vedo me.
Vedo il mare.
Ci sono io.

L'acqua calma e cristallina, poco per volta si increspa sempre di più.

Senza volerlo, vengo risucchiato dentro ed è come entrassi in un mulinello. L'acqua gira fortissimo intorno a me e mi tira sempre più giù.

Dovrei cercare di tornare a galla, ma non voglio.
Dovrei averne paura, ma non ne ho.
Dovrei affogare, ma respiro.

Pensavo fosse fredda ghiacciata e salata, ma mi sbagliavo. Questa è calda e dolce. Come lei.

Qualcosa scricchiola e una goccia di quell'acqua entra in una piccolissima fessura dentro di me. Per quanto possa essere insignificante, su di me ha l'effetto di un'onda anomala che si abbatte senza pietà.
Allo stesso tempo, quella stessa goccia così distruttiva, inumidisce posti che sono rimasti aridi e secchi per anni.

Forse anche lei si sta riflettendo dentro i miei occhi...

I miei sensi si riattivano e c'è Aaron a due metri da noi. È furibondo e si è fermato solo perché ho Ginny ancora tra le mie braccia.

Ritorno immediatamente vigile, freddo, calcolatore, impassibile e distaccato.

Ma fa un male fottuto non poterla guardare ancora.
E tutto per colpa di capitan mutanda.

«Ragazzi, per favore cerchiamo tutti di darci una calmata. Ok?» dice Ginny, capendo immediatamente la situazione.

«No. Non me la do una calmata! Sono già troppe le volte in cui Keller ha passato il limite e, per te, ho sempre lasciato perdere. Ma ora basta! Stanne fuori!» le urla contro.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora