Capitolo 62 - Ginny

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È un bacio tra due anime nere.
È un bacio che fa coincidere alla perfezione due mondi divisi a metà. Dove la luce di uno, illumina l'oscurità dell'altro e viceversa.
È un bacio tra ragazzi che si sono odiati.
È un bacio tra due cuori feriti, ora innamorati.

Questo, non è un bacio qualsiasi.
Questo è "Il bacio".

È il sigillo della nostra promessa d'amore.

Tanto che quando ci separiamo per riprendere fiato, guardo negli occhi Ryan e di ghiacciato non c'è più niente.

C'è solo la mia casa. Il mio mare. Calmo e caldo.

«Ho solo più una cosa da dirti... Chi è stata la persona della mia "terapia d'urto", quando ero caduto in depressione...»

Rimango in silenzio e aspetto che si apra.

«Len aveva fatto qualche ricerca sulla famiglia di Willow e scoperto che aveva una gemella... Shana. Io non ne sapevo nulla. Ma quando l'ho vista, ho rivisto in lei quella bambina con le scarpette tutte piene di brillantini rosa. Shana è uguale a sua sorella, solo che i capelli le sono leggermente più chiari...»

«Per me era come rivedere Willow. E quando la vedevo sorridere o sentivo la sua risata, l'anima respirava un po' di più. L'ho seguita al parco giochi, in biblioteca, nei negozi, a prendere il gelato... Ovunque, Ginny. In quei quattro giorni non ho avuto bisogno di assumere pasticche. Dovevo stare lucido per vedere Willow... o meglio Shana.»

Ryan appoggia la sua testa sulla mia spalla e lo abbraccio.

«Ho capito che non potevo lasciarmi andare. Non sarebbe stato rispettoso per lei. Perché di sicuro aveva la stessa voglia di vivere di sua sorella e io, anche se non avrei mai voluto, gliel'ho portata via. Così, mi sono imposto di uscire fuori dal buco nero in cui ero caduto e di ritornare a sorridere. O almeno provarci...»

«Ne sono uscito, ma sorridere, no. Quello era tutta un'altra cosa. Riuscivo solo a farlo in modo superficiale. L'anima non sapeva più come farlo...»

Prende fiato e continua.

«Ma, poi ci sono riuscito. E la prima vera risata, sincera, di gusto che ho fatto è stata solo qualche mese fa... Con te piccola Ginny.»

«Quando?»

«Il primo giorno in cui sei arrivata alla UCLA. Eravamo in mensa e ti ho fatto andare in bestia. Mi hai lanciato il caffè di Alice addosso... Anche se non lo sapevo, mi stavi già guarendo. Grazie per essere esattamente così come sei»

E lo riempio di tanti baci veloci e dolci.

«So di essere veramente un casino, ma non ti arrendere con me. Io non lo farò. Non più» sussurra, mentre mi abbraccia.

Ed è stranissima la sensazione che provo.

È come se mi sentissi protetta tra quelle braccia muscolose, ma allo stesso tempo è come se fosse lui a chiedere di essere difeso, stringendomi.

Oh Ryan, quanto sei fragile...

«Ti amo, tantissimo» dico sorridendogli.

Ryan si illumina ricambiando il sorriso e, finalmente, anche l'ultimo tassello di un puzzle incompleto è andato al suo posto.

Ma tre secondi dopo, mi rabbuio.

«A proposito di Alice... non mi ha ancora scritto»

«Molto probabilmente ha avuto da fare. Prova a chiamarla, magari ti risponde.» dice tranquillo Ryan.

Così, prendo il cellulare e faccio come mi ha consigliato.
Solo che sono in ansia. È come avessi un brutto presentimento.

Il cellulare squilla!
Purtroppo, a vuoto.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora