Capitolo 77 - Ryan

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Ginny mi passa metà del muffin, con un sorriso sincero.

Mentre lo mangio, il sapore di ricordi e di sentimenti riaffiora potente, tanto da farmi dubitare di quello che le sto per fare, ma un secondo dopo, il ripensamento lo mando a fanculo.

Non è ancora il momento di agire.
Devo farla aprire ancora, in modo tale che il male che proverà sarà più intenso.
Sarò in parte sincero, così che non possa dubitare di nulla.

«L'ultima volta che ci siamo visti eravamo a una festa. Ti ricordi?» le domando serio.

«Sì...» mi risponde, mentre la vedo rabbrividire al pensiero.

«Non abbiamo avuto la possibilità di ballare. Me lo concederesti un ballo ora?»

La scruto in quei suoi occhi verdi così belli che, per quanto non mi importi più nulla di lei, riescono sempre a trovare un modo per entrare dentro di me.

Ma non posso ancora tirare su il muro.
Tieni duro.

«Con molto piacere»

Così, la prendo e anche se sono rigido come un palo, non sembra fregarle niente. Anzi, si appoggia al mio petto e quello che doveva essere un ballo è più un abbraccio intenso con qualche passo buttato qua e là.

Chiudo gli occhi e, per qualche altro minuto, assaporo il calore che Ginny sta riuscendo a trasmettermi.

Ma questo non fa più per me.

Quando li riapro, Ginny mi sta fissando e, onde evitare di farle vedere tutto il marcio che in profondità si sta nascondendo, le chiedo se possiamo sederci sui gradini della fontana.

Devo diminuire il contatto fisico o potrebbe destabilizzarmi e capire cosa le sto per fare.

Solo che Ginny, mi prende per mano e alla fine mi ritrovo ad abbracciarla da dietro.
Adesso che non può vedermi in viso, riesco a respirare meglio.

Rimaniamo così per un tempo che sembra infinito, ma penso siano pochi minuti, perché Ginny si volta all'improvviso e mentre cerco di ricompormi, mi guarda così dolcemente che sento il mio veleno stesso gridare dal dolore.

«Mi fa male tutta questa sensibilità e gentilezza. Non sono più abituato...» dico sincero, senza pensarci.

Ginny, alza la mano vero il mio viso, ma come riflesso immediato le fermo il polso.

La vedo abbassare lo sguardo e la mano.
Mi rendo conto di non poter fare questo.
Segui il piano.

«Posso accarezzarti?» mi chiede così premurosa che la testa mi gira e, anche se dovrei evitarlo, le do il permesso.

«Sì...» dico serissimo.

I suoi occhi si riempiono di lacrime.

Deve aver capito quanto per me sia importante. E apprezzo il fatto che se ne renda conto e non dia per scontata o facile una singola carezza.

Perché non lo è.

Così, prende di nuovo coraggio e mi accarezza con così tanto amore che è come ricevere un altro sfregio in pieno viso.

Passa la mano sulla mia cicatrice e sento bruciare così forte da farmi sgranare gli occhi e impallidire.

Dentro inizio a gridare dal dolore ed è come se mi stessero accoltellando senza pietà.
Il respiro è corto e mi sembra di non riuscire a incamerare ossigeno.

«La tua cicatrice, ti rende perfetto» afferma con le lacrime che si mescolano alle gocce di pioggia.

Tutto degenera, quando Ginny si avvicina al mio viso e bacia la mia ferita.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora