Capitolo 17 - Ryan

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Vedo uscire Ginny dall'aula.

Quando sono arrivato e l'ho vista seduta vicino alla gradinata, non ho resistito a sussurrarle poche parole. Non so neanche se mi ha sentito... comunque è riuscita a rimanere impassibile.

Non avrei dovuto farlo. Mi sarei dovuto comportare come diciotto giorni fa...

Nella stanza dell'ospedale adesso ci sono il padre di Ginny, i gemelli e Alice.

La stanno abbracciando, ma lei è assente. Glielo leggo dallo sguardo.

Vedo il Dottor Miller avvicinarsi.

Non posso rimanere. Se dovesse uscire fuori la storia del fidanzato, sprofonderei nell'imbarazzo più totale per aver raccontato una stronzata del genere e, in questo momento, non sono per niente in vena.

Approfitto del fatto che nessuno stia guardando per uscire dalla porta appena in tempo.

Svolto nel corridoio vicino alla camera di Ginny.

Mi siedo su una panca di metallo scricchiolante, buttando fuori tutta l'aria che ho nei polmoni. Ho la testa che mi esplode e ho bisogno di un po' di tranquillità.

In quella stanza, vedere Ginny conciata in quel modo, i suoi occhi vitrei, mi ha fatto male. Tantissimo.

Sento di nuovo una rabbia cieca impossessarsi di me. Non doveva succederle questo. Non a lei.

Devo trovare quel figlio di puttana. La pagherà a caro prezzo.

Mi alzo dalla panca e come un leone in gabbia giro per il corridoio in cerca di una risposta alla domanda "chi è il pezzo di merda?".

Prendo respiri profondi perché devo essere lucido e in questo momento non lo sono per niente. Ci vogliono freddezza e razionalità.

Ieri sera non c'erano feste, questo dovrebbe semplificare le cose. Meno gente in giro per il campus. Durante i party, infatti, vengono anche altri ragazzi e ragazze che non fanno parte dell'università, ma non è detto che sia andata così. Non possiamo escludere niente e nessuno.

Mi passo la mano tra i capelli dal nervoso.

Non penso possa essere un compagno della nostra squadra di football, perché hanno visto il legame con i gemelli. Li stimano troppo per fare una cosa del genere. Ma si sa, l'alcol e le droghe possono annebbiare del tutto la capacità di intendere e di volere.

Devo parlare con Lennox e Derek per capire cosa ne pensano e come vogliono agire.

Così, mi dirigo di nuovo verso la camera di Ginny, ma quando arrivo trovo la porta chiusa e nessuno fuori. Che siano ancora dentro? Così, busso, ma non ricevo risposta.

Sto per entrare quando un'infermiera mi viene incontro.

«Mi scusi, ma la paziente Carter ha chiesto di essere lasciata sola»

«Ah. Voglio solo sapere se ha bisogno di qualcosa per la notte» mento.

Voglio solo vederla.

«Non si preoccupi, ha tutto ciò che le serve. In più il dottore le ha lasciato un tranquillante che la farà dormire serena fino a domani mattina. Stia tranquillo. Ora vada, la lasci riposare.»

Non rispondo neanche. Incazzato, me ne vado di nuovo nel corridoio isolato. Tornerò senza che nessuno mi veda.

Alle due di notte, sono ancora seduto sulla panca. Fino a poco fa, davanti alla porta della camera, c'era Marcus. Non so dove sia andato, ma questa è la mia occasione. Così, spedito, cercando di fare il minor rumore possibile, entro.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora