Capitolo 19 - Ginny

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Dopo aver letto la mail del Professor Grimson, mi sento stranamente più positiva. Se dovessi vincere, sarebbe davvero magnifico. Sono fortunata. Oggi è una di quelle giornate dove, tutto sommato, attacco di panico a parte, sono di buon umore. Per quanto sia possibile.

Arrivo in camera e metto un po' di musica, giusto per non pensare troppo e trovare un pizzico di quella leggerezza di cui ho bisogno. Faccio partire la playlist con "A thousand bad times" di Post Malone e canticchio, mentre mangio degli orsetti gommosi dai colori diversi.

Purtroppo, la polizia non ha ancora trovato il mostro.
Il campus ha delle telecamere sparse ovunque, ma nessuna nel luogo dell'aggressione.

Chi mai penserebbe alla lavanderia?

Sospiro.

Mi corico sul letto e ripenso a quanto mi hanno fatto piacere le parole di Ryan e il muffin al triplo cioccolato dei gemelli.

Mi mancano moltissimo!

Purtroppo, non possiamo neanche scriverci. Mi hanno proibito tutto.

Se non fosse per Alice che fa da tramite, non saprei più niente di loro.

So che domenica hanno la loro prima partita ufficiale del campionato, e io non potrò andare a tifare per loro, ma sono sicura che vinceranno.

Sono orgogliosa di loro.

A un tratto, vengo distratta dai miei pensieri. Bussano.

Sarà Alice che ha dimenticato qualcosa. Un classico.

Sorrido.

«Cos'hai dimenticato...» dico aprendo la porta, ma mi blocco perché non vedo nessuno.

Mi sporgo fuori per vedere meglio, ma non c'è anima viva.

Bah, si saranno sbagliati.

Sto per chiudere, quando abbasso lo sguardo.

Per terra c'è una busta bianca.

Rimango a fissarla per non so quanto tempo e mi riscuoto solo quando sento la porta della camera di fronte alla mia, chiudersi con un tonfo sordo.

Prendo la busta con le mani tremanti e chiudo. Sento la sensazione strisciante di terrore scendermi dalla testa fino ai piedi, ma mi faccio coraggio e la apro.

C'è un biglietto: "Non mi sono dimenticato della mia promessa. Oggi eri bellissima".

Lancio la carta lontano da me come se bruciasse. Sento il petto farsi sempre più pesante e mi manca il respiro. Sento di nuovo le mani di quel verme toccarmi e l'ansia salire. Le lacrime, invece iniziano a scendere rigandomi il viso come fiumi in piena.

Sporca.
Sbagliata.
Irrimediabilmente rotta.

Grido e mi metto le mani nei capelli. Spalanco gli occhi, ma la vista è annebbiata. Singhiozzo talmente forte che mi sembra di esplodere. Mi rimbomba nella testa la mia condanna a morte: "Ora devo andare, ma ti farò mia prima o poi. È una promessa."

Crollo a terra in preda a una crisi violenta.

È tutta colpa mia.

Oggi, per lui, ero bella. Sono io che lo provoco.
Il problema sono io.

In una piccolissima parte della mia testa, c'è una vocina che mi sussurra che non è così, che non sono sbagliata, ma il boato assordante che produce il senso di colpa, è troppo per non ascoltarlo.
Non so per quanto tempo piango disperata.

A un tratto, però sento la voce roca di Ryan.

Mi riscuoto dai miei pensieri oscuri, sentendolo flirtare con alcune ragazze nel corridoio.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora