Capitolo 50 - Ginny

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Sono passati due giorni da quando me ne sono andata da Santa Barbara e il dolore mi ha rinchiuso di nuovo nella sua morsa.

Non riesco a liberarmi.

Ryan non si è fatto vivo e ho provato a scrivere ai gemelli più volte, ma non mi hanno mai risposto.

Alice è dovuta tornare qualche giorno dalla sua famiglia per qualche casino che deve essere successo.

Così, mi ritrovo da sola e mi sento di nuovo sbagliata.

La melma nera ha ripreso ogni singolo pezzettino della mia anima.

Ho sentito le mani del mostro su di me, tante, troppe volte.

Sono riapparsi gli attacchi di panico in pieno giorno e la doccia, lunga delle ore, non ha l'acqua mai abbastanza bollente o la spugna è sempre troppo morbida.

Non importa quanto mi sfreghi, lo sporco dentro non lo riesco a togliere.

Gli incubi li vivo alla luce del sole.

Grido muta perché nessuno deve sentirmi, mentre dentro urlo così forte da far esplodere il mio cuore.

Le lacrime sono diventate ormai parte di me. Ogni singola goccia, brucia e taglia in profondità le mie guance.

Sento freddo, anche quando dovrei aver caldo. Mi manca l'aria e rantolo alla ricerca di ossigeno. Arriva però, solo quando mi sembra di soffocare.

Un macigno enorme schiaccia il mio cuore sanguinante.

L'anima nera, frantumata, la tengo in una mano, per poi gettarla via e rompere tutto quello che c'è in camera mia.

Mi vergogno così tanto di me stessa. È come ricadere in un buco oscuro, grande e infinito.

Ryan, con il suo amore mi stava guarendo.

Ma si può definire amore il suo?

Forse amare Ryan Keller è troppo anche per me.

Spero che, un domani, qualcuno busserà alla mia porta e mi renderà veramente felice.

E quasi finisco per terra dallo spavento, quando qualcuno bussa sul serio.

Ryan.

Sarà sicuramente Ryan! Mi vorrà dire che mi ama lo stesso!

Così, mi precipito ad aprire la porta, con un sorriso sulle labbra, grande quanto la villa a Santa Barbara.

Ma, no.

Non è Ryan.

Il sorriso scompare immediatamente e mi domando come possa essere così idiota da continuare a sperare di vederlo.

Devo farmi meno film mentali.

«Ehi Ginny! Sono giorni che... Cos'hai? Stai bene?» chiede Aaron preoccupato vedendo lo stato in cui mi ritrovo.

Mi mette le mani sulle guance alzandomi il viso verso di lui.

Lo guardo e i suoi occhi azzurri mi sembrano acqua sporca rispetto a quelli ghiaccio di Ryan.

«Sono solo stanca. Sono stati giorni... particolari. Tu invece? Tutto a posto?» dico indicando il polso ingessato della mano destra.

«Sono caduto e me lo sono rotto. Frattura scomposta. Ma tra qualche settimana sarò come nuovo!»

«Cavolo, mi dispiace tantissimo. Ora scusami, ma devo proprio studiare...»

«Ma hai detto che sei stanca! Dai, forza vieni con me!» dice prendendomi per mano e trascinarmi fuori dalla camera, chiudendo la porta.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora