Epilogo Ginny

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9 mesi dopo.

Il 17 maggio ore 11:40 p.m.

«Piccola, è tutto sotto controllo. Sistemerò tutto io, tranquilla» dice Ryan, avvicinandosi lentamente con le mani avanti, come per proteggersi da me.

Guardo Ryan furibonda e tutto il casino dietro di lui.

«Hai dato fuoco a mezza cucina, Ryan! Mancava solo che esplodesse il forno! Ma che ti passa per il cervello?!» dico esasperata, mentre mi dirigo a passo deciso verso quel disastro.

Ciotole rotte, farina e uova per terra, padelle bruciate, non so quanti mestoli sporchi, il forno che sputa fumo nero, il frigo semi aperto che segnala che la temperatura è al di sopra di quella normale, qualche polvere scura sparsa su tutto il piano e due ricettari con metà delle pagine bruciate.

«Capisco che tu sia leggermente alterata, ma...»

Mi volto verso di lui, fulminandolo e incenerendolo, proprio come quella sostanza strana che si trova sui fornelli.

«Ok, forse un po' arrabbiata...»

«Ryan!» lo riprendo e lo vedo irrigidirsi, ma sempre con un ghigno divertito in viso, che mi fa solo andare più in bestia.

«Va bene, va bene. Sei incazzata forte, ma non è colpa mia. Sei tornata prima. Mi avevi detto che saresti tornata domani mattina...» cerca di giustificarsi con l'unica scusa insensata.

«E tu dovevi arrivare tra due giorni! Ryan Keller, tu vuoi morire per caso?»

Come istigarmi a commettere un omicidio, parte uno.

«Ho anticipato per ragioni personali! E poi avevo già chiamato un'impresa di pulizia. Era tutto calcolato.» continua lui.

«Ragioni personali? Adesso è colpa mia?» dico sempre più al limite, mentre mi guardo intorno allibita.

«No! Assolutamente no. Figurati» e anche se doveva essere un'affermazione, risulta ironica.

«Ryan, vado a farmi un bagno e quando torno, voglio vedere tutto pulito! O almeno, per quanto possibile, metti tutto a posto» gli ringhio contro puntando il dito indice prima verso di lui e poi indicando tutto il pasticcio in cucina.

«Signor sì, signore!» dice facendo il gesto militare con la mano, verso di me.

Alzo gli occhi al cielo e mi volto, prima che mi possa pentire di averlo sposato.
Non faccio in tempo, però, a chiudere la porta del bagno che Ryan la blocca con una mano.
Io, d'altro canto, per fermalo, cerco di chiuderla spingendo con tutte le mie forze.

Inutile.

Ryan, entra e mi guarda divertito.

«Sei ancora arrabbiata?»

«Non sono passati neanche cinque secondi da prima! Quindi, sì. Lo sono ancora! Vai. A. Pulire.»

Ma sperare che Ryan Keller non faccia come vuole lui, è una causa persa in partenza.

Totalmente senza speranza.

Infatti, come volevasi dimostrare, Ryan si avvicina e io mi allontano, fino a che non sbatto contro la parete della doccia.

«Sono nera, Ryan. Lasciami stare.» dico mettendo le braccia conserte, in segno di chiusura.

«E se non volessi?» domanda facendo un passo avanti, arrivando a pochi centimetri da me.

«Vattene» affermo puntando lo sguardo nel suo, facendogli capire che non cederò.

L'ha combinata davvero grossa questa volta.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora