Capitolo 67 - Ryan

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Mi sembra di andare a rallentatore, mentre porto via Ginny da Dek, Len e Alice.

E come in un film, rivivo quello che è successo poco fa...

Sento la voce odiosa dello stupratore tra la gente che mi sta intorno. Mi volto di scatto alla mia sinistra.

Il verme è qui, alla festa, vicino a me.

In un secondo azzero tutto quello che mi tiene vivo, per far sì che il marcio prenda il sopravvento. Non faccio resistenza. Non voglio dare freni alla brutalità che ribolle nelle mie vene.

Così, vedo la mia anima chiudersi in un blocco di cemento armato dal colore nero catrame.

Cammino, cercando di sentire ancora quella voce, ma sembra un'impresa impossibile dato che la musica è altissima e, guardandomi intorno, ci sono troppi studenti che parlano, ballano e cantano.

Ma a un tratto ritrovo in quel casino la voce dello stupratore. Viene e va. Si avvicina e si allontana. Quasi sapesse che lo sto ascoltando e volesse giocare al gatto con il topo.

Solo che improvvisamente la musica si abbassa e riesco a udirla chiaramente.

Arriva dalla mia destra.

Così, mi volto, convinto di averlo trovato, ma i miei occhi si posano su altre due persone.

Ginny e Aaron.

Cerco immediatamente Dek con lo sguardo.

Dove cazzo sei? L'hai davvero lasciata sola?

E senza neanche rendermene conto, lascio perdere la ricerca dello stupratore per correre da lei.

Ad ogni passo, oltre a tutto l'odio che provo, si aggiunge una paura cieca.

Terrore che, se il mostro l'avesse trovata senza protezione, avrebbe potuto finire quello che aveva iniziato.

Un brivido mi percorre tutta la schiena e accelero ancora di più, ma per quanto mi sembri di andare veloce, è come se pesassi quintali e non riuscissi a correre veloce come vorrei.

Quando mi posiziono alle spalle di Ginny, lascio che tutto quello che sento, si riversi su Aaron.

In quel momento leggo negli occhi del capitano di nuoto il terrore e la consapevolezza che non sto più giocando al fidanzato geloso. Non può competere con la malvagità che sta scorrendo dentro di me.

Corri Aaron, perché se ti prendo sei finito.

Porto via Ginny e, con una furia cieca, le racconto quello che ha fatto quel coglione.

So che dovrei calmarmi con lei, ma ho dentro un mix di emozioni troppo forti e negative, che mi trascinano giù negli abissi del veleno.

Quando però sento Dek chiamarla, in una frazione di secondo mi esplode in testa la scena di Ginny violentata, stesa a terra in un bagno di lacrime, sangue e pezzi del suo cuore.

Tutto questo sarebbe potuto succedere. Era sola! Era senza protezione!

In quei secondi in cui vivo questo incubo, vado verso di Dek e gli tirò due ganci così forti da farmi venire male alla mano, ma davanti a me non ho mio fratello.
È una persona come un'altra.

In una piccolissima parte di me, realizzo che sono senz'anima.

La scena che ho visto, mi ha fatto così male da dover far scorrere ancora più veloce il veleno nelle vene.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora