Capitolo 11 - Ginny

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Dopo tutto quello che è successo, sono subito rientrata in camera e mi sono messa a studiare. Non devo rimanere indietro.

«Ginny, ciao! Scusa il ritardo, ma sono andata in biblioteca per studiare cinese e poi sono andata in lavanderia. Tutto bene?»

«Cavolo! Anche io ci dovevo andare! Mi sono messa a studiare e non ho guardato l'ora. Non ne ho proprio voglia, ma mi tocca o rischio di andare in giro con l'accappatoio. »

«Ti conviene sbrigarti, allora»

«Comunque, non mi sono successi altri casini. A te?» Chiedo mettendo tutta la roba da lavare nella cesta del bucato.

«La giornata è stata relativamente tranquilla. Sai che entusiasmo stare in biblioteca e andare in lavanderia»

«In effetti...» rispondo divertita.

«Ora vado! Ci vediamo più tardi, ok?»

«Certo, a dopo.»

Scendo velocissima le scale e mi incammino a passo deciso. Ormai il sole sta tramontando e tra lavare e asciugare tutto ci metterò un po'.

Sbuffo e mi do della scema da sola!

La lavanderia si trova al piano interrato del dormitorio di fianco al nostro, quindi in due minuti sono già davanti alla lavatrice che mi guarda piena di tasti che decifro a malapena.

In teoria, la nostra donna delle pulizie, mi aveva spiegato come fare il bucato. Mentre penso a questo ricordo e a quanto mi manchino casa e mio padre, inizio a dividere i bianchi, i neri e i colorati.

Concentrata come stessi risolvendo un problema di logaritmi complicatissimo, provo a impostare correttamente la lavatrice.

Speriamo di non aver fatto un pasticcio!

Tre ore dopo, esco con i vestiti lavati e asciugati. Per fortuna tutto è andato liscio, a parte una maglia di lana che non ho diviso e adesso potrebbe andare bene a una bambina delle elementari.

Sono le 10:42 p.m. ed è già tutto buio. C'è poca gente in giro, anche perché questa sera non ci sono feste in programma.

Passeggio godendomi l'aria un po' più fresca e la tranquillità che si respira rispetto al solito caos.

A un tratto, sento un fruscio alle mie spalle. Non faccio in tempo a voltarmi che due braccia forti mi prendono e mi trascinano dietro l'angolo del dormitorio dove c'è la lavanderia.
Sto per gridare, quando mi viene tappata la bocca.

Non riesco a vedere il mio aggressore, dato che mi tiene stretta da dietro.

Il panico mi congela tutto il corpo, ma l'adrenalina e l'istinto di sopravvivenza mi fanno reagire.

Lascio la cesta e tutti i vestiti cadono a terra, ma non me ne preoccupo.

Inizio a scalciare e a dimenarmi per cercare di liberarmi, ma sono tenuta ferma da un ragazzo molto più grande di me e io posso fare ben poco.

Cerco di gridare, ma escono solo lamenti flebili, dato che ho la sua schifosa mano sulla bocca.

Porto sempre dietro la borsa con lo spray al peperoncino, ma chi la prende per andare in lavanderia?

Mi gira verso di lui, ma non riesco a vederlo perché ho i capelli davanti agli occhi.

Un secondo dopo, spintonata, sbatto contro il muro violentemente.

Un dolore lancinante mi si propaga sulla testa, sulle spalle e sulla schiena. La vista mi si annebbia. Non riesco a reagire. Ho troppo male e mi sento all'improvviso stanca.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora