Capitolo 37 - Ryan

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Arriviamo al centro del campo e ci mettiamo nelle nostre rispettive postazioni.

Davanti a noi ci sono i Tigers di Princeton.

Liam Cooper è il quarterback della squadra avversaria. È alto poco meno dei gemelli, fisicamente ha spalle larghe ed è ben piazzato. È molto forte e sa tirare da diversi yard, ma mai come me.

Sono veramente bravi, ma io ho Lennox e Derek come halfback. Loro giocano in attacco e, per quanto la loro stazza sia notevole, sono molto veloci e agili. Non tutti riuscirebbero a gestire questo tipo di ruolo con quel fisco.
Con i miei fratelli al mio fianco, non ho mai perso una partita e non ho intenzione di farlo oggi, a maggior ragione che c'è Ginny sugli spalti.

«Ecco qui, il grande Ryan Keller. Pronto a scendere dal piedistallo?»

«Cooper, io sono pronto a vincere. Non a fare altro.» dico calmissimo, rivolto al capitano dei Tigers.

Quando gioco, riesco a sfogarmi. Si inietta dentro di me un veleno composto da tanti fattori. L'adrenalina, la rabbia, l'arroganza, la potenza, l'aggressività, la violenza e l'imprevedibilità, si uniscono con tecnica, concentrazione, freddezza, autocontrollo e distacco.

Mi metto il casco e mi volto, nella speranza di poter vedere Ginny, ma lo stadio è pienissimo.

I cori degli ultras e delle cheerleaders delle rispettive squadre fanno tremare gli spalti.

«Vicino alla nostra porta di ingresso in campo. In basso, a sinistra.» mi sussurra Len facendomi l'occhiolino.

Provo a guardare di nuovo nella direzione che mi ha indicato mio fratello e la vedo. È vestita anche lei con i colori della nostra squadra. Blu, oro e bianco.
Sembra una guerriera pronta a combattere con noi... con me sul campo.

Anche se la mia piccola Ginny, non lo sa, le sorrido.

«Chi guardi così intensamente, eh, Keller? Ah... la biondina? Ottima scelta.»

Mi volto lentamente e lo fisso. Come con lame taglienti, lo squarto da parte a parte.

«Ti conviene cucirti la bocca prima che sia io a strapparti la lingua» dico minaccioso.

«Ah, allora ti piace sul serio! E dimmi, te la sei già scopata? Me la presti per una notte?»

Una rabbia cieca si fa strada dentro di me, ma non posso dare di matto prima che inizi la partita o rischierei di non giocare. Così, aspetto il fischio di inizio e al posto di seguire il gioco, mi butto su di lui. Abbiamo le protezioni, ma la forza con cui lo sbatto per terra, lo fa rimanere senza fiato.

«Prova a dire ancora qualcosa e te ne ritorni a Princeton in una bara.» dico alzandomi.

Il coach mi riprende e ritorno a giocare, ma a ogni possibilità, placco Cooper in modo tale da fargli male.
Tanto male.

Una volta lo colpisco allo stinco, poi al piede e in altre occasioni lo faccio cadere sul ginocchio malamente.
Gioco sporco e, a ogni suo grido, mi viene voglia di dargliene ancora di più, ma devo vincere la partita. Così, per il momento lascio perdere.

Guadagniamo yard velocemente. Riusciamo anche a fare diversi touchdown, ma per qualche errore delle nostre matricole, i Tigers avanzano e segnano anche loro.

Passaggi, lanci, placcaggi, cadute, yard e touchdown si susseguono in una danza violenta. La partita è a un livello molto alto. Non a caso siamo i primi e loro i secondi in classifica, ma per quanto loro siano bravi, noi lo siamo di più.

A fine partita siamo in vantaggio di ben dodici punti e un boato di gioia si alza verso il cielo, mentre lo stadio trema. Sto andando incontro ai gemelli, quando mi fermo perché Cooper sta venendo verso di me a passo deciso.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora