Capitolo 26 - Ginny

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Dopo aver passato anche il pomeriggio insieme a mio padre, ci siamo salutati e mio padre è tornato al lavoro. Mi ha fatto piacere vederlo, ma ho mille dubbi in testa.

Mentre ritorno in camera ripenso a che cosa lui e Ali possano nascondermi, ma non ne ho la più pallida idea.

Forse è il caso che glielo chieda direttamente, perché non ne verrò a capo da sola.

Prendo il cellulare per vedere che ore sono, così da capire se la mia compagna di stanza abbia già finito le lezioni o meno, e mi ritrovo un messaggio da un numero sconosciuto.

Ho un bruttissimo presentimento, ma mi faccio coraggio e con mano tremante lo leggo.

"Ti è piaciuta la mia sorpresa due sere fa? Non te la sarai mica dimenticata, vero?"

So benissimo chi è. Nei pochi secondi di lucidità che ho prima che mi sommerga l'oscurità, penso che non so a cosa si riferisca.

Non mi ha fatto niente due sere fa. O sì? Me ne sono dimenticata?

Poi vedo tutto buio, anche con le pupille dilatate all'inverosimile.

La melma nera, centimetro dopo centimetro, mi sporca dalla testa fino ai piedi. Inizio a sudare freddo e i brividi mi percorrono tutto il corpo. Mi porto una mano alla gola. Mi sembra di soffocare e il dolore al petto cresce ogni secondo che passa.

Mi guardo intorno spaesata e terrorizzata, ma senza vedere.

Poi frammenti di ricordi mi esplodono in testa.

«Ali, non mi interessa se anche questa sera Ryan sta con la bambola rifatta, ok? Andiamo solo in camera che ho voglia di dormire. La festa alla fine ha preso una piega non troppo felice, ma va bene così.» le dico con un sorriso stanco.

«Mi dispiace Ginny, ma io te l'avevo detto che non era una buona idea invitare Aaron. È matematico, se c'è lui alle feste, puoi star certa che facciano schifo» risponde provando a tirarmi su il morale.

«Puoi andare a dire ad Aaron di sbrigarsi, per favore? Io vi aspetto alla macchina.»

«Sicura? Non vuoi che rimanga qui con te?»

«No, ho bisogno di staccare. Gli scontri con Ryan mi prosciugano sempre.»

«Va bene, vado e torno subito. Tanto chi ci vuole stare più di cinque secondi con quel coglione?» ribatte Alice avviandosi verso il locale.

Questa volta mi strappa un mezzo sorriso.

Vengo catapultata al presente e barcollo, neanche fossi ubriaca per poi farmi perforare la testa e il cuore da altre schegge.

«Alice, vai ad avvertire Len e Dek. Ci vediamo in ospedale. Corri!» dice Ryan con voce dura.

«Ehi piccola, mi senti? Sono io, Ryan. Adesso... adesso sei al sicuro.»

Vedo solo una figura enorme tutta vestita di nero che si avvicina a me.

Non di nuovo.

«Non avvicinarti! Stammi lontano! Ti prego... basta...».

So che tanto farà di me ciò che vuole e le mie parole non verranno ascoltate.

«Piccola, sono Ryan. Non ti farei mai del male. Sono io, puoi fidarti. Adesso andiamo insieme a mangiare un bel gelato al pistacchio, frutti di bosco e cioccolato. Che dici?»

Mi sembra di sentire la voce di Ryan, ma deve essere uno scherzo della mia mente.

Vengo sollevata di peso e non faccio più alcun tipo di resistenza, tanto ormai mi starà portando da qualche parte dove nessuno potrà venire a salvarmi.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora