Capitolo 71 - Ginny

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Apro gli occhi a fatica e, guardandomi intorno, capisco di essere in una camera d'ospedale.
Una flebo è attaccata al braccio destro e alcuni macchinari emettono dei "bip" regolari, segnando dei valori che non capisco.

Poco dopo la porta si apre e mio papà, i gemelli e Alice si fiondano in camera.
Mentre corrono ad abbracciarmi, mi sembrano tutti invecchiati di dieci anni.

Io, invece, sono una maschera di freddezza, che nasconde un vuoto dentro incolmabile.

Un dolore vivo che ormai fa parte di me.

La vergogna di essere perennemente ricoperta dalla melma è così tanta, da volermi solo rinchiudere in bagno e ustionarmi pur di farla andare via.

La cosa orribile è che so che non basterebbe.

L'amore. Quello forse, potrebbe.

Ed è in quel momento che mi rendo conto che qualcosa non quadra.

Ci sono tutti, tranne il mio ragazzo.

«Dov'è Ryan?» chiedo atona verso i gemelli.

Tutti trasaliscono e, dopo qualche secondo di sguardi, Len parla.

«Adesso, non è il caso di...»

«Dov'è Ryan?» chiedo nuovamente così gelida da farlo tentennare.

«Lui... è andato via»

«Ok, e quando torna?» sono dannatamente confusa e un presentimento orribile inizia a farsi strada dentro di me.

«Non tornerà più da te, Ginny. È finita... da ieri sera per lui è cambiato tutto. Vai avanti con la tua vita, perché lui ha scelto una strada sulla quale non ci sei tu. Dimenticalo.»

Mentre Len parla, mi esplodono in testa le parole di Timothy.

Ti ridurrò così male, che nessuno vorrà più avvicinarsi a te.

Ce l'ha fatta.
È riuscito veramente ad allontanarlo.
Gli faccio schifo.

«Ok» dico come un pezzo di ghiaccio, mentre dentro, grida di un dolore atroce.

La disperazione e la solitudine mi marchiano a fuoco.
La vergogna di essere quello che sono ora, mi annebbia i pensieri.
Sommersa da un tormento e una sofferenza più grande di quanto possa reggere e che nessuno può capire, svengo...

Sette anni dopo.

Guardo la torta con sette candeline sopra e una morsa mi chiude lo stomaco.

Ogni candelina rappresenta un anno che è passato lontano da quella che una volta reputavo la mia famiglia e la mia vita.

Lontano da lui...

Rappresentano, però, anche la mia rinascita.

Inevitabilmente ritorno a sette anni fa e immagini della mia disperazione e del mio dolore arrivano violenti a squarciarmi l'anima.

Le lacrime e le grida erano diventate le mie migliori amiche.
Gli incubi e i bagni bollenti, i miei fratelli.
Il buio e la melma nera erano la mia vita.

Ho lasciato la UCLA e sono ritornata a casa, a New York.
Ho tagliato i ponti con i gemelli e con Alice.

Mi sentivo sola e l'unica cosa che volevo era chiudermi nel mio dolore.

Un giorno, più o meno dieci mesi dopo, sono uscita per la prima volta e ho avuto un attacco di panico così forte da svenire.
Quando mi sono risvegliata, ero circondata da bambini.
Ero finita nell'orfanotrofio "Stella del mattino", dove cinque suore, Padre Kevin e tanti volontari, che vengono chiamati "zia" o "zio", cercano di dare un senso di famiglia a questi bambini senza genitori.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora