Capitolo 28 - Ryan

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Un giorno prima.

Una volta entrati al pronto soccorso e raccontato quello che ha dovuto nuovamente subire Ginny, la portano velocemente in una camera così da poterla visitare.

Seduto su una panchina del corridoio, sfinito, aspetto che mi diano notizie.

Lo stomaco è chiuso in una morsa d'acciaio e ondate di rabbia si infrangono su una spiaggia di dolore. Una frustrazione profonda, mi schiaccia il petto e faccio fatica a respirare.

Serro i pugni e, alzando lo sguardo, vedo Lennox, Derek e Alice arrivare. I gemelli sono sconvolti. Bianchi come cadaveri, i loro occhi ardono di una promessa, che è anche la mia.

Vendetta.

«Hanno detto qualcosa?» mi chiede Dek.
Scuoto la testa e ritorno a fissare la porta ancora chiusa.

Anche loro si siedono vicino a me, senza dire altro.
Dopo una ventina di minuti nessuno è ancora uscito.

Ma quanto cazzo ci mettono?

Come un fantasma Marcus entra nel corridoio. Devono averlo avvertito i gemelli. Sta per domandarci se ci sono novità, quando la porta si apre e perdo un battito. Intravedo per una frazione di secondo Ginny che, rannicchiata nel letto, dorme.
Poi, il medico chiude la porta e si avvicina.

Ci alziamo tutti e cinque come delle molle e lo circondiamo in attesa di ricevere risposte.

«Buonasera Dottore, sono il padre di Ginevra. Come sta?» chiede impaziente Marcus con voce ferma, ma negli occhi una paura profonda.

«Buonasera a lei. Dunque, sua figlia ha avuto un altro contatto con lo stupratore. Deve averla colta alle spalle e tappato la bocca con una mano, dato che sul viso ci sono dei graffi. Presenta dei lividi anche sul collo, sul seno sinistro, sulla pancia e sulla natica destra.»

«Per caso è riuscito a...» interviene Marcus interrompendolo.

«Ho controllato, ma anche questa volta non ha portato a termine lo stupro. Quello che è realmente successo ce lo potrà dire soltanto lei stessa quando e se vorrà ricordarlo.»

Marcus vacilla e si appoggia al muro con la mano per non cadere. Len e Dek sono tesissimi e rimangono immobili. Di un'immobilità innaturale.

Quella di due predatori che aspettano solo di poter uccidere la loro preda.

Alice indietreggia e si siede sulla panca.

Il sangue mi ribolle nelle vene e un urgano di distruzione cresce di secondo in secondo, ma una paura strisciante avanza.

«Non ho capito, in che senso "quando e se vorrà ricordarlo"? Sta solo dormendo giusto?»

«Non esattamente. Ginevra è svenuta, ma è stata una sorta di difesa. La mente non ha retto lo stress ed è collassata. Quando il corpo fa questo tipo di manovra, è perché il trauma subito è troppo da gestire. In questi casi, c'è la possibilità che la paziente si svegli senza ricordare quanto le è successo.»

Rimaniamo tutti in silenzio cercando di elaborare quanto ci ha appena detto il dottore.

«Per questo, per il momento la terremo sotto controllo e le daremo dei tranquillanti che dovrebbero lasciarla riposare fino a domani mattina. Le metteremo pomate per far passare i lividi e cureremo i graffi, così che quando si sveglierà sarà, quasi, come non fosse successo nulla. Vedremo come reagirà una volta  aperti gli occhi.»

Dato che lo guardiamo spaesati, continua a parlare.

«Se dovesse alzarsi e non ricordare, è fondamentale che nessuno le faccia capire qualcosa. Deve essere lei stessa a ricordare, quando se la sentirà, viceversa sarebbe come rivivere due volte lo stesso incubo. Ma dipende da lei.»

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora