Capitolo 18 - Ryan

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Oggi non tocca a me seguire Ginny. È il turno di Derek.

Nei giorni in cui era a New York, io e i miei fratelli ci siamo organizzati con i nostri impegni per far sì che almeno uno di noi la seguisse in ogni momento.

Stiamo a una distanza tale che non possiamo essere visti e la anticipiamo in tutti i posti in cui è diretta.

Qui, entra in gioco Alice. Ci sta aiutando tantissimo. Anche lei è preoccupata per Ginny, perché lo abbiamo notato tutti che non è più lei.

Prima camminava a testa alta e fiera, con quegli occhi che, quando volevano, si accedevano di puro fuoco. Ora sembra addirittura faccia fatica a portare la borsa con tre libri dentro.
Lo sguardo assente.
L'ho vista prendere appunti in aula, ma era una cosa meccanica che di sicuro ha fatto per non pensare ad altro...

Immagino, la sua testa ormai sia in un buco nero.

Non permetteremo più a nessuno di toccarla. È già stata spezzata.

Mi distraggo da questi pensieri perché ricevo un messaggio di Alice.

"Ginny ha incontrato Aaron. Si vedono domani alle cinque davanti al suo dormitorio. Chi va?"

Rispondo prima di ragionare effettivamente.

"Vado io."

Ma porca puttana. Questo Aaron del cazzo sempre in mezzo!

Vedo di nuovo nero dalla rabbia. Tiro un pugno contro il banco e gli ultimi studenti presenti nell'aula, mi guardano scioccati.

«Se qualcuno ne vuole uno, basta dirlo» dico minaccioso.

Li guardo sfidandoli, ma tutti abbassano lo sguardo ed escono dall'aula.

Figurati se qualcuno si fa avanti. Solo lei, davanti a tutti, mi aveva tirato un caffè e un tomo pesante quanto la Bibbia addosso.

Mi viene da sorridere, ma alla velocità della luce, mi si annebbia di nuovo la vista dal dolore.

Tiro un altro pugno, così forte da farmi pulsare le nocche della mano, mentre sento vibrare di nuovo il telefono.

È Derek questa volta.

"Sei geloso Ryan?"

Io geloso? Non lo sono mai stato! Perché dovrei esserlo adesso! E poi di chi? Aaron e Ginny?! Ma figuriamoci. Mi sto preoccupando solo della sua sicurezza in questo momento. Niente di più.

Mi siedo sconfitto, passandomi più volte le mani nei capelli, cercando una risposta a una domanda che non riesco a capire.

Cosa posso fare per aiutarti Ginny?

Guardo l'ora e mi accorgo di essere quasi in ritardo per gli allenamenti. Così, più veloce che posso, vado dritto nello spogliatoio.

Mi cambio frettoloso, mettendomi la tenuta della squadra blu, bianco e oro. Prendo il casco ed entro in campo. Vedo subito il mister farmi cenno di andare da lui.
Sono l'ultimo, sicuro.

«Scusi, coach»

«Sei il capitano Keller. Non puoi arrivare in ritardo. Trenta giri supplementari di corsa.»

Non ribatto neanche e parto.

Tanto non servirebbe a nulla e non vorrei dare il cattivo esempio alle giovani matricole.

E poi è molto meglio così, perché posso iniziare scaricare tutta la rabbia che ho in corpo. Se dovessimo giocare tra di noi, ho paura che non riuscirei a trattenermi.

Corro e accelero fino a che non sento i muscoli andare a fuoco, ma non mi fermo.

Il fiato corto e il rumore dei miei passi pesanti e veloci mi rimbombano nella mia testa insieme all'immagine di una Ginny felice insieme ad Aaron.

Serro i pugni dal nervoso e continuo la corsa sfrenata.

«Keller, basta così! Vieni qui!»

Mi avvicino alla squadra, mentre goccioline di sudore mi rigano la faccia e la maglietta bagnata marcia, aderisce al mio corpo.

«Si può sapere cos'hai Ryan? Ti ho chiamato tre volte, prima che ti girassi.»

«Scusi coach, non capiterà più»

«È meglio se lasci tutto fuori quando giochi, se no sfogati pure, ma fallo con gli avversari di domenica. È chiaro?»

«Assolutamente.»

Poi, il coach Rebor mi fa cenno con la testa di andare dai ragazzi che stanno provando a fare dei lanci di precisione a distanza crescente.

Prendo il pallone e me lo rigiro tra le mani, puntando il mio obiettivo.

Non sono più solo delle sagome colorate di rosso e bianco, ma sono tutte lo stupratore di Ginny. Il pallone è diventato invece un proiettile.

Tiro con forza, rabbia, dolore e precisione micidiale. Le butto a terra una dopo l'altra.

Per gli altri l'allenamento è concluso, io invece, avendo solamente corso, devo fare ancora tutti gli addominali, i vari esercizi con i manubri e le panche dentro la palestra.

Mi alleno, ma senza voglia e stanco per tutti i pensieri che non hanno alcuna intenzione di lasciarmi.

Una volta finito, vado a farmi una doccia. Lo spogliatoio ormai è vuoto e va bene così. A volte i ragazzi sono troppo rumorosi anche per me.

Apro l'acqua. Appoggio una mano alla parete bianca e chino il capo. Lascio che tutto quello che provo dentro venga portato via come il sudore dalla mia pelle.

Dopo essermi asciugato e cambiato, la voglia di vedere quella ragazza dagli occhi verdi si fa bisogno vivo. Così, sapendo che si trova in camera sua, decido di fare un salto in dormitorio.

Non la potrò vedere, ma almeno la sentirò un po' più vicina.

Con la scusa di andare da una delle ragazze del dormitorio per flirtare un po', passo davanti alla sua stanza, ma man mano che mi avvicino, sento sempre più forte un pianto, di quelli che ti scendono ininterrottamente fiumi al posto delle lacrime. Di quelli che ti fanno singhiozzare e quasi non respirare. Di quelli che sono quasi delle grida.

Un pianto straziato.

Il pianto di Ginny.

C'è un gruppo di ragazze davanti alla sua porta che si guardano e sussurrano qualcosa. Immagino stiano spettegolando su come mai Ginevra Carter stia piangendo così, e a me non va bene.

«Come mai tutte queste belle ragazze sono da sole? Avete bisogno di compagnia?»

Tutte e quattro squittiscono.

«Ci stavamo domandando come mai...»

Interrompo la brunetta di turno, che stava per commentare il pianto. Non glielo avrei permesso.

«Non importa il perché. Se volete venire, questa sera c'è una festa alla confraternita Beta. Sarete mie ospiti speciali. Che ne dite?»

Le quattro oche mi guardano frivole e la tipa che ha aperto la bocca prima, risponde a nome di tutte.

«Certo, che veniamo! Allora... noi andiamo a prepararci. Ci vediamo questa sera Ryan?»

Ma davvero sta flirtando con me?

«Non fate tardi» dico facendole l'occhiolino.

Deficienti.

Le lascio lì e me ne vado. Le labbra si muovono fino a formare un ghigno perfido. Non c'è nessuna festa questa sera.

Cerco di sentire se Ginny piange ancora, ma sembra abbia smesso. Questo mi consola un po'.

Ti proteggerò.

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GANG ❤️

Come andrà l'appuntamento tra Ginny e Aaron secondo voi?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto almeno un pochino.

Nulla è come sembra...

Vi voglio un mondo di bene
Per sempre, la vostra Chiara ❤️❤️❤️

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora