Capitolo 42 - Ginny

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Con la felicità nel cuore, azzero la distanza tra noi.

Gli prendo il viso tra le mani e le mie labbra assaggiano le sue, lentamente, dandogli tanti piccoli baci. Mi stacco giusto un millimetro e lo guardo.

I suoi occhi sono un mare calmo e in burrasca allo stesso tempo. Mi immergo nel loro blu e, se in passato, avevo paura di perdermi in quell'oceano gelido, oggi non desidero altro. Così, con dolcezza, apro leggermente la bocca e lascio che la mia lingua accarezzi le sue labbra.

Ryan emette un verso roco e facendomi entrare, ritorniamo a danzare quel ballo che solo noi sappiamo fare. Uno solo nostro, al ritmo accelerato del nostro cuore.

Questa volta è diverso anche il modo in cui mi bacia Ryan. Prima era pura passione. Attrazione fisica e chimica. Fine.

Oggi invece, no. C'è di più.

I suoi baci non sono più solo salati dal profumo di mare, sono anche dolci.

Ora è perfetto. C'è tutto di lui. È un cocktail talmente tanto forte da farmi girare la testa e il cuore.

Mi perdo in lui.

Ed è come se un uragano si alzasse prepotente dentro di me. Tutte le schegge e i frammenti di me stessa vorticassero velocissimi e sempre più in alto.

Poco per volta la sento... Sento la mia anima ricomporsi.

Un'onda anomala si riversa nelle vene, nella testa, nel cuore e nell'anima ora completa. La potenza di quell'acqua salata, cristallina, pura, ma allo stesso tempo così aggressiva e distruttiva, spazza via tutto il marcio che vive dentro di me.

Ritorno a respirare. Ritorno a vivere.

Ryan.

Una volta non ci avrei scommesso neanche un centesimo, ma oggi lui è diventato il mio mare.

Casa mia.

Dopo un tempo che sembra infinito, lasciamo che le nostre labbra si separino, ma noi no.

Fronte contro fronte.
Occhi dentro occhi.
Cuore dentro cuore.
Respiro dentro respiro.

Con il fiato corto, Ryan intreccia la sua mano alla mia.

«Ho avuto paura piccola Ginny. Paura per te. Tanta. Non potevo lasciare che ti facessero del male.» mi dice guardandomi serissimo.

Nei suoi occhi un freddo glaciale mi fa trasalire, ma so che quelle lame blu, non sono per me, ma per quelli che lo hanno pestato.

Non voglio immaginare in che modo si vendicherà, perché sono certa che quelli della Princeton pagheranno a un prezzo carissimo ciò che hanno fatto a Ryan.

Mi fanno quasi pena. Quasi.

«Anche io, Ryan. Anche io» sussurro.

Ryan mi bacia dolcemente, come volesse far scomparire il dolore e il terrore di quella notte dal mio cuore e dal suo.

Un sorriso mi si apre sulle labbra e Ryan capisce che c'è riuscito. Mi ha resa felice.

Poi, con una naturalezza che non pensavo potessimo avere, iniziamo a parlare del più e del meno, mentre sgranocchiamo le schifezze che mi sono portata dietro.

Tra le altre cose, gli chiedo se gli va di raccontarmi i significati dei suoi tatuaggi e, senza problemi me li spiega, fino a che ne salta uno, cercando di far finta di nulla.

È piccolissimo. Nascosto tra due enormi tribali. Come volesse esserci, ma allo stesso tempo no.

«E questo che cosa rappresenta?» chiedo indicando una data intrecciata a filo spinato.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora