Capitolo 2 - Ginny

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«Ali! Muoviti o faremo tardi il nostro primo giorno di università! Ho anche lezione dall'altra parte del campus!!!»

Guardo Alice che è scesa due minuti fa dal letto e si sta preparando in tempo zero.

«Ginny, scusami tanto. Tu vai, io finisco e ci vediamo per pranzo davanti alla mensa. Ok?»

«Va bene, allora a dopo. Ricordati che mi devi poi raccontare tutto di ieri sera. Promesso?»

«Certo che sì! Ora vai!»

La saluto con la mano e mi precipito fuori dal dormitorio.

Grazie al giro di orientamento fatto ieri, riesco a intravedere l'aula da lontano.

Continuo a correre fino quando la stanza non dista che qualche metro. Sento la campanella suonare proprio mentre spalanco la porta. Appena in tempo.

Entrando noto che il professore non è ancora arrivato e, sollevata, vado a sedermi in uno dei banchi ancora liberi in prima fila.

Un minuto dopo, entra il professore.

È un bell'uomo sulla cinquantina. Capelli brizzolati e un filo di barba, ma curata. Vestito elegante, ma non troppo.

«Buongiorno a tutti. Io sono il Professor Grimson e in questo semestre andremo ad analizzare tutto quello che riguarda il controllo di gestione delle aziende. Vi dico già da subito che verranno fatti dei lavori a coppie per...»

Non fa in tempo a finire la frase che la porta si apre di scatto. Mi giro a vedere chi ha interrotto la lezione e mi congelo.

Un ragazzo grande quasi quanto un armadio, alto quasi due metri, entra in classe.

Ha spalle larghe, un fisico muscoloso e addominali da paura che si intravedono sotto la maglietta nera aderentissima. Indossa i pantaloni larghi della tuta della squadra di football che gli calzano alla perfezione.

Le labbra carnose, ma dure al tempo stesso, si allargano in un sorriso strafottente, che non arriva fino agli occhi color del ghiaccio, coperti da qualche ciocca dei capelli mossi e neri come il carbone.

Anche se è cambiato lo riconosco all'istante.

È Ryan Keller. Il mio incubo peggiore.

Quegli occhi che rappresentano la freddezza e ti perforano come lame taglienti non potrei mai dimenticarli. Mai.

Non posso negare che sia bello da togliere il fiato e, per questo pensiero, mi do immediatamente della stupida.

Come un mare in piena, mi travolgono le emozioni del passato e ripenso così a tutto il dolore che mi ha causato.

Mi volto e inizio a fissare il banco, perché sento le lacrime spingere per uscire, ma le trattengo.

Fa tutto così dannatamente male, perché ci sono stati dei momenti, se pur pochi, dove Ryan mi faceva sentire speciale... Ma ora è tutto diverso.

Non gli darò più alcuna soddisfazione. Non mi farò vedere debole da lui. Sono cambiata anche io in questi cinque anni.

«Scusi professore, ho fatto tardi. Sa com'è, gli allenamenti...»

Fa finta di scusarsi, il presuntuoso, scostandosi una ciocca di capelli dal viso.
Lo si vede lontano un miglio che sprizza arroganza e strafottenza da tutti i pori.

«Signor Keller mi auguro che questa sia la prima e l'ultima volta che arriva tardi. Si accomodi lì davanti, così può sicuramente seguire meglio» ribatte Grimson senza farsi intimidire.

«Ma certo professore, continui pure, la prego.»

Se prima ero congelata, ora sono pietrificata. Il professore ha indicato proprio il banco vicino al mio, ancora vuoto.

La parte peggiore di me - The Keller series 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora