•15Capitolo•

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Dopo una settimana di influenza, sono ritornata come nuova, quel giorno si erano preoccupati abbastanza, nel vedermi correre e svuotare tutto ciò che avevo ingerito.
Questa sera andremo a casa di Gennaro, per le due famiglie è arrivato il momento di conoscersi, ed anche se l'idea non mi alletta tanto, lo faccio solo per Sara, mi alzo svogliatamente dal mio caldissimo letto, ho un sonno tremendo, durante la notte non ho fatto altro che girarmi e rigirarmi nel letto, i pensieri mi si sono infiltrati nella mente senza piú uscirne.

Dopo neanche due secondi mi ritrovo con il culo per terra, dannatissime coperte, un inizio giornata a dir poco meraviglioso, sono solamente le otto ed io sono giá sveglia, non se ne può.
Scendo in cucina  preparo la macchinetta per il caffè e nel frattempo vado a svegliare anche zio, ha le guance arrossate, un braccio a penzoloni fuori dal letto e la faccia ricoperta per metá dall'altro, lo scuoto piano, ma nulla, io volevo essere una brava nipotina ma lui non l'ha minimamente considerato, mi dispiace davvero tanto.
E cosí  gli svuoto un bel bicchiere d'acqua  piú che fredda sul viso, salta giú dal letto iniziando a borbottare cose poco comprensibili, scoppio a ridere ed inizio a correre, ma lui essendo piú grosso e  molto piú veloce di me mi afferra per la vita iniziando a muovere le mani su tutto il mio corpo, provocandomi il solletico.

Dopo poco ci accorgiamo dell'odore del caffe, cosí scappo in cucina e gliene porgo una tazza.

<<Cazzo Ludovica, ma lo zucchero?>>
Dice disguastato con una smorfia sul viso e subito dopo un sorriso.

Come ho fatto a dimenticare lo zucchero?

Io mi scuso e lui ride, quel suo sorriso peró contagia ed alla fine mi ritrovo anche io a sorridere.

In casa non c'è nessuno oltre me e Andrea, quindi decido di darmi sul da fare con le faccende domestiche, sia per pulizia ma anche perchè non ho un granchè da fare.

Dopo tre lunghissime ore con lo stereo a palla in casa, posso dire di aver finito.

Con l'elegenza di un elefante mi butto sul povero letto pronto ad ospitarmi, accendo il mio amato telefono  che ultimamente non uso molto, mi arrivano vari messaggi da Naomi, dove mi propone di uscire, volentieri accetto.

Dalla camera opposta sento delle urla e non impiego molto a riconoscere la voce di mio zio.

<<Devi dirglielo, dobbiamo Manuela, dobbiamo>>
La mia curiosità prevale e mi incammino in silenzio, mi nascondo dietro la porta, ma qualcuno decide di prevenirmi quindi ritraggo l'idea di nascondermi e corro in camera.
Un rumore assordante emane nel lungo corridoio, è stato appena scaraventato qualcosa suppongo di vetro sul  pavimento.

Ma in questo  momento il pensiero che mi frulla in testa è  solo uno.

Io ho appena pulito tutto e loro si divertono a rompere oggetti.
E poi cosa devono dire? Ma sopratutto a chi?
Credo io debba seppellire il mio istinto da detective, raramente ho visto Andrea cosí arrabbiato. Ciò mi sembra strano.
Mi dirigo in bagno, ancora pensanTe.

Mi spoglio ed accendo l'idromassaggio beandomi della fantastica sensazione, ora i miei muscoli sono meno tesi, molto meno tesi.
Massaggio la cute lentamente, e per un po' rimango in ammollo in acqua, fino a quano non sento la mamma urlare per andare a pranzare e costretta mi vesto svogliata per andare a mangiare, rimanendo i capelli intrecciati nell'asciugamano.
A tavola zio è muto, la voglia di fare delle domande cresce sempre di piú, ma rimango in silenzio, non vorrei rovinare qualcosa o intromettermi in affari non miei.
Mamma e Sara parlano tranquillamente e Giulia messaggia con il cellulare,  io posso anche salire in camera, e cosí faccio.

Sciolgo l'asciugamano ed i capelli formano delle dolci e larghe onde.
Almeno evito di piastrarli, ritocco le sopracciglia e riscaldo anche la ceretta, se solo avessi saputo quanto tempo avessi impiegato, avrei fatto decisamente alcune cose  ieri sera.
Dopo circa un'ora è mezza, finisco e vado in camera, mi sdraio sul letto ed aziono la musica, parte la canzone di Low low, Ulisse, canticchio qualcosa, anche se non la conosco tutta.
Entro su facebook e cerco il suo nome, ma cosa mi dice il cervello?

Il Mio Sbaglio PreferitoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora