Forza d'animo [3/3]

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Aprì le braccia e alzò il mento, invitandola a farsi avanti. Nemeria tentò di liberarsi dalla morsa di Noriko, le diede uno strattone, ma la ragazza rimaneva ferma, poteva vedere di scorcio i suoi occhi adombrati da una sincera preoccupazione, ma non le importava: il desiderio di farlo a pezzi, di vedere il suo corpo divorato dalle fiamme era più forte della paura di scoprirsi. Poi, prima che potesse colpire Noriko con una gomitata, una mano si posò sulla sua spalla. Era magrissima e le dita lunghe, affusolate, leggermente sporche di colore; la sua mente le collegò immediatamente all'unico membro della famiglia a cui potevano appartenere.

- Ti sta provocando, non fare stupidaggini. -

C'era una calma piatta nella sua voce, non un tremore, un'esitazione. Strinse la presa e si fece così vicino, così tanto che Nemeria potè sentire il suo calore attraverso i vestiti.

- Non devi perdere la calma, è questo che lui vuole. - le sussurrò ancora, - Ho già perso abbastanza, non voglio perdere anche te. -

- Ha ragione, dagli retta. Se ti scopre, è la fine. - aggiunse Noriko un istante dopo.

Nemeria trasse un profondo respiro e socchiuse le palpebre. La rabbia premeva contro lo sterno, raschiava le ossa lottando per uscire, ma più si concentrava sulle mani dei suoi due compagni, più essa si affievoliva, smorzandosi nel tepore della pietra di luna e nel calore del contatto con la loro pelle.

"Non sono sola."

Il cuore diminuì la sua folle corsa, rallentò fino a tornare camminare, mentre la tensione abbandonava i nervi e i muscoli. Quando riuscì a respirare normalmente, cercò gli occhi di Dariush e quando li trovò non riuscì a trattenere un mezzo sorriso: era deluso, deluso e irritato dalla situazione.

"Ho vinto."

- Bene, per oggi è tutto. Mehrdad, Malakeh, Noriko, domani vi voglio svegli all'alba. Chalipa, Afareen, preparate la colazione in anticipo e anche il pranzo. - grugnì, prima di girarsi e infilarsi nella sua tenda.

Hami e gli altri membri della famiglia ripresero a parlare, anche se il nervosismo appesantiva ancora l'atmosfera. Noriko tirò un sospiro di sollievo e rivolse a Nemeria un'occhiataccia severa e piena di sussiego, ma lei la percepì appena, tutta concentrata sulla mano di Hirad ancora posata sulla sua spalla. Quando l'allontanò, le sembrò che si portasse via una parte di lei.

- Grazie. Grazie a entrambi, io... -

Hirad scosse la testa e le tirò una schicchera in mezzo alla fronte.

- Fai solo più attenzione, va bene? Non... devi metterti nei guai, soprattutto con Dariush. - la pelle gli si accapponò quando pronunciò quel nome, - Ora torno ai miei studi e alle mie mappe. Non ho ancora terminato di disegnare quelle che abbiamo visitato insieme, tu pensa. -

- Sei diventato pigro da quando stai sempre chiuso in tenda. -

- Lo sono sempre stato, lo sai che preferisco studiare piuttosto che uscire all'aria aperta. Non per altro il mio soprannome è "Ratto". -

- Allora lo sei più del solito! -

Il ragazzo abbozzò un sorriso e si rivolse a Noriko: - Tienila sott'occhio tu, io... devo occuparmi delle carte. -

Diede loro le spalle, poi prima di entrare in tenda, si girò un'ultima volta.

- Stai molto bene così, anche la bandana ti dona. -

Nemeria si sentì avvampare. Si massaggiò il collo imbarazzata, cercando di comporre una frase di senso compiuto con le poche parole che non erano corse a rifugiarsi chissà dove.

- Piacciono... piacciono molto anche a me. -

Avrebbe voluto aggiungere altro, un qualcosa di più intelligente e meno scontato, quando la mano di Noriko le strinse forte il polso, mettendo in fuga ogni suo buon proposito.

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